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Dj Kamo: l’intervista

11-03-2021 Luca Gissi

Dj Kamo: l’intervista

Venuto fuori dalla scena underground genovese e ormai all’attivo nel panorama dagli anni ’90, Dj Kamo ha sempre vissuto il nostro sottobosco musicale tra produzioni affidate a nomi di spessore ed il mondo dei live che da tempo padroneggia. Proprio ultimamente è tornato a ritagliarsi il suo spazio e, ritrovando costanza lavorativa, si sta tutt’ora cimentando in vari singoli numerati intitolati Shot: siamo arrivati al sesto capitolo con il prossimo che arriverà proprio tra alcuni giorni. Kamo ci ha parlato proprio di queste tracce, della situazione in Svizzera dove vive da svariati anni, dell’approdo radiofonico con RapBeats Radio, dei progetti per il futuro e di tanto altro ancora;

Luca Gissi: Partiamo proprio dai tuoi Shot: perché il concept di questa saga si è rivelato per te il giusto pretesto per ripartire a produrre?

Dj Kamo: Inizialmente il progetto era di fare un producer album e con questa idea ho iniziato a lavorare sui primi 3 brani. Una volta che cominciavano a prendere forma mi sono reso conto che, come spesso succede in questi casi, sarebbero dovuti restare per molto tempo parcheggiati nel mio hard disk prima di vedere la luce, così ho cambiato strategia e ho cominciato a finalizzare e fare uscire un pezzo alla volta. Questo modo di lavorare è molto funzionale al momento per me in quanto mi permette di concentrare gli sforzi sulla creazione di un brano, pubblicarlo nelle immediate settimane “fotografando” un periodo storico e spingendomi a migliorare per il pezzo successivo.

L.G.: I vari Shot raccolgono alcuni dei nomi più interessanti del sottobosco musicale, da giovani veterani passando per emergenti fino a storiche figure della scena underground. Ogni ospite è una storia a sé ma c’è qualcosa che di fondo hai voluto dimostrare nonostante la varietà dei nomi?

D.K.: Fondamentalmente la mia voglia di fare e pubblicare musica è una necessità di espressione. Negli anni ho cambiato tantissimi modi per esprimermi e produrre, al momento, è quello che mi si addice di più quindi, se vogliamo è più una necessità che il bisogno di dimostrare qualcosa. I nomi coinvolti sono tutti grandi artisti la cui voce, attitudine e capacità sono stati davvero funzionali alla riuscita del brano. Spesso quando faccio un beat gioco ad immaginarmi quale timbro di voce ci starebbe bene sopra cosi, se la cosa mi convince, provo a contattare l’artista e vedere se il progetto interessa. A volte si crea una tale sinergia che gli artisti stessi ne coinvolgono altri come è successo in Non Mi Cambiano dove Jangy Leeon ha portato Lexotan che non la sua voce ha cambiato il volto del pezzo, ed è successa anche in altri prossimi episodi già pronti.

L.G.: La consequenzialità di questi singoli potrebbero far pensare a qualcosa di più grande in cantiere. Quante altre pallottole hai ancora per questa saga e come hai intenzione di concludere?

D.K.: In questi anni ho imparato che quando resti fermo nella tua “comfort zone” difficilmente le cose si muovono ed è davvero sorprendente vedere quanto da un piccolo cambiamento possano arrivare altre occasioni, da quando ho deciso di iniziare gli Shot si sono mosse tante cose che prima mi sembravano immobili. Sto lavorando con un sacco di realtà e ho molti progetti aperti. So già come concludere la saga degli Shot, ci sto lavorando in questi giorni, finito questo capitolo voglio continuare a produrre musica, per me e per altri artisti. Diciamo che arrivo a cifra tonda con gli Shot e poi vedremo.

L.G.: Arrivando proprio all’ultimo capitolo della collana, Shot 06 (Coltelli A Farfalla) in collaborazione con Blo/B presenta un forte collegamento con l’universo Make Rap Great Again e non solo per il featuring: musicalmente si richiama infatti lo stile ripreso dal collettivo. A questo si aggiungono i vari remix MRGA pubblicati insieme a questo singolo sul loro canale Telegram. Come sono nate le due cose?

D.K.: Sono da sempre un grande fan degli artisti MRGA, da prima ancora che formassero il collettivo, già seguivo le cose di Gioielli e Blo/B nella loro carriera solista e con i loro gruppi. Mi è subito piaciuto l’immaginario, il concetto di barre e sample, la prolificità, l’estemporaneità della creazione dei progetti e questa “Don’t give a fuck” attitude che è davvero Hip Hop. Quando mi è uscito il beat che poi sarebbe diventato lo Shot 06 ho subito pensato a Blo/B, gliel’ho mandato e abbiamo chiuso il pezzo in pochissimo tempo. Per i remix, anche li è stato estemporaneo, hanno messo le strumentali fuori per il contest di rap, inizialmente volevo fare uno scratch video usandone una ma, durante la preparazione, ho visto che alcune acapelle classiche stavano davvero bene con le strumentali. Da li è partita l’idea del tape di remix, l’ho fatto, l’ho inviato e abbiamo deciso insieme il come dove e quando.

L.G.: Rimanendo sul tema “stile classico” che negli ultimi anni sta vivendo un’importante rinnovamento, vedendo invece oltreoceano c’è qualcosa che ti ispira particolarmente oggigiorno e che ha cambiato qualcosa del tuo approccio?

D.K.: Ci sono tante cose in questi tempi strani che hanno cambiato il mio approccio, sono sempre stato abbastanza filo-americano negli ascolti, nel senso ho sempre ascoltato più roba americana che italiana. Ora, anche grazie al lavoro a RapBeats, ascolto molto più rap italiano e francese ma se devo essere onesto non c’è un progetto in particolare che mi ispira, ci sono gran belle canzoni che escono ma non sento la necessità di ricopiare. Ho delle immagini di suono che mi ispirano, delle sensazioni che vorrei i mie pezzi dessero, ed è questo che cerco mentre produco. I’m still looking for the perfect beat. Questo mi ispira. C’è ancora tantissimo da imparare e mi sento sempre come se fossi all’inizio.

L.G.: Da genovese come vedi l’evoluzione musicale della città che oggi è uno dei centri più seguiti della nuova scuola? E se c’è, qual è stato il problema che ha impedito alla tua generazione di presentarsi all’Italia uniti come questi ragazzi?

D.K.: Sono cresciuto nella scena genovese e ora guardo dall’estero tutto quello che sta succedendo e sono davvero contento. Con i vari collettivi creati a Genova negli anni ’90 e 2000 speravamo un giorno la nostra città arrivasse ad essere riconosciuta come una “capitale Hip Hop” al pari di Milano, Torino, Roma e Bologna. La generazione prima della mia parlava solo tra di loro, la mia ha cercato di parlare a quella successiva che ha, finalmente, parlato a tutti. Non parlerei di problemi, sono anni diversi, approcci diversi e situazioni diverse ma credo che il grande valore aggiunto che hanno avuto questi ragazzi è un linguaggio comprensibile anche a chi non faceva parte della scena Hip Hop, ai compagni di classe, alla gente comune.

L.G.: Spostandoti in Svizzera invece quali sono state le differenze più importanti che hai notato a livello lavorativo e musicale? Com’è stato riprogrammare la tua attività artistica a questa nuova realtà?

D.K.: Sono quasi 8 anni ormai che sto qui pur mantenendo un grande legame con la scena italiana e genovese. All’inizio non è stato facile farmi accettare ma mi ritengo molto fortunato ad aver trovato subito gente potente con cui lavorare. Su tutti KT Gorique, un’artista davvero incredibile che ho accompagnato nei suoi esordi live ed in studio. L’ho portata anche a suonare a Genova un paio di volte e sarà la protagonista dello Shot07 programmato per il prossimo 19 marzo.
La grande differenza, che si rispecchia in tutti gli ambiti della vita, è una stabilità migliore del sistema paese e quindi una maggiore tranquillità.

L.G.: Toglimi una curiosità, per quanto riguarda il percorso radiofonico con RapBeats Radio da dove viene fuori l’idea di cimentarti in un podcast? Può essere lo spazio al microfono che non hai mai cercato nel rappare?

D.K.: L’idea di fare radio è un piccolo sogno che mi porto dietro fin da quando sono bambino. Per mancanza di tempo non ho mai provato a cimentarmi cosi quando è arrivata la chiamata di Sid per RapBeats l’ho presa al volo, ho provato e mi son trovato subito a mio agio. Citando Fantozzi nella famosa scena dell’autobus dal terrazzino è stato come “Non l’ho mai fatto ma l’ho sempre sognato”. Sto esplorando piano piano questo nuovo universo che è l’utilizzo della voce e devo dire che è davvero figo. Per l’amor del vero avevo cercato il mio spazio come rapper anni fa, pubblicai anche delle robe assieme al mio socio storico Albe OK poi nel 2011 persi interesse nel registrare strofe mie decidendo di concentrarmi di più sulla produzione e sulla mia carriera come DJ. Ora, visto anche il blocco delle serate e delle situazioni live, la radio mi dà il modo di comunicare e fare ascoltare musica in un modo diverso dal mettere dischi. I podcast nascono dalla mia curiosità sui percorsi artistici altrui e sulla voglia di parlare di robe fighe con gente competente. Fortunatamente ho un sacco di amici che fanno cose bellissime e sono quasi tutti partiti dalla scena Hip Hop quindi mi diverto proprio a parlarne e fare uscire qualche curiosità.

L.G.: Il mondo dei live è ormai fermo da tempo e non sembra che la situazione possa cambiare a breve: per chi come te ha vissuto in parte proprio in funzione di questo settore sarà stato sicuramente un duro colpo. Da una situazione del genere si sono scoperti tutti i limiti legislativi che rendono del tutto precario questo mondo? In generale tra sostegno economico e ripartenze quali sono le tue idee a proposito?

D.K.: Credo che siamo in un periodo storico eccezionalmente grave e tutto questo, come giustamente dici, ha portato alla luce un sacco di problemi che, come paese, avevamo “messo sotto il tappeto” dal welfare al lavoro passando per la scuola e ovviamente al settore dell’intrattenimento. Spero si esca al più presto da questa situazione. Sono, come tutti credo, molto preoccupato per il futuro e colgo l’occasione di questa intervista per mandare un abbraccio e tanta forza a tutti gli artisti, gestori di locali e personale tecnico. Speriamo davvero di uscirne presto.

L.G.: Concludendo, ci puoi dare altri spoiler per il prossimo futuro?

D.K.: Per ora ho programmato uno Shot al mese da qui fino a Giugno, ho coinvolto artisti a cui sono legato da sempre ed altri che stimo da una vita. Spero vi piacciano e vi ringrazio davvero per il supporto che state dando a questo progetto. Con tutta la musica che c’è in giro, non era affatto scontato. Grazie mille per lo spazio e l’interesse!