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Gionni Grano: l’intervista

26-03-2021 Luca Gissi

Gionni Grano: l’intervista

È ormai chiaro che all’interno della scena il marchio Make Rap Great Again non sia più una realtà passeggera, essendo arrivato ad avere una voce in capitolo difficile da ignorare: nel giro di pochi anni MRGA è diventata la più solida realtà emergente del panorama underground. E come dimostra anche l’ultimo arrivato nel grande catalogo del gruppo anche la più ingorda: Gionni Gioielli e Gionni Grano con Economia e Commercio 2 hanno il gusto del business che si applica alle situazioni più disparate. C’è il vizio del guadagno, la tattica ereditata dalla strada, la classe e lo stile del jet-set dell’economia; ma soprattutto ci sono i soldi, tanti soldi, che ispirano barre raffinatissime sul più classico degli stili. Parlare di questa combo è parlare anche di vent’anni d’amicizia, carriere longeve, stili inconfondibili che rimodellano le tendenze. Abbiamo avuto il piacere di fare qualche domanda al buon Gionni Grano, la metà più tecnica della coppia che con una serrata cadenza veneta incanta con le numerose reference e riesce sempre ad uscirne con assoluta freschezza: come le bottiglie di vino a lui tanto care, sembra proprio che invecchiando migliori.

Luca Gissi: Gioielli ha parlato di questo disco come un piccolo nuovo Young Bettino Story. Dal canto tuo Cipriani, tuo primo album solista dopo un buon periodo di tempo, è solo dello scorso anno: entrambi i lavori hanno fatto proseliti e sono tra i più iconici progetti del movimento. Qual è stata invece la scintilla di Economia & Commercio 2?

Gionni Grano: L’idea del disco c’era da tanto, il problema però è sempre il solito, ossia il tempo per farlo. Come ben sapete ho un locale che gestisco in prima persona e che mi occupa a pieno la vita. Lo scorso lockdown mi sono rimesso a scrivere seriamente e ne è uscito Cipriani. Qualche mese fa, il primo giorno della forzata chiusura serale, ho sentito Gioielli e gli ho detto di mandarmi dei beat. Un’ora dopo gli ho inviato la strofa di Gordon Gekko, e la sua risposta è stata “ok pare, facciamo il disco”.

L. G.: Entrando nel mondo di questo disco ci troviamo dentro svariati temi. Cinema, cucina, cronaca, soldi e tante bottiglie sono alcuni degli elementi che fanno capo alle tue barre: “Pensate che non abbiamo contenuti siete voi che siete stupidi” dice il tuo collega in una traccia, un verso che però si può collegare a entrambi. C’è quindi un problema su come il pubblico può interpretare i vostri contenuti?

G. G.: Questo per me non è minimamente un problema, ho una scrittura totalmente istintiva ma allo stesso tempo consolidata e radicata. In ogni mia strofa cerco di portarti dentro al mio mondo e non mi faccio tante pare se questa o quest’altra citazione venga capita. Io faccio il mio, punto e basta.

L. G.: Citazioni e riferimenti ma a conti fatti il tutto parla di te pur tendendo a spingere il tuo lato più vizioso, appariscente e stiloso. Come fa la dimensione del vizio a non perdersi in un semplice esercizio di stile e a rappresentarti personalmente anche con una certa raffinatezza?

G. G.: Diciamo che sono estremamente vizioso, mi piace sbranare la vita e i miei gusti sono ben definiti. Ho un approccio fresco e disinvolto da sempre, nel senso che il rap mi viene naturale e sono veramente me stesso in ogni traccia che senti. Sai quel famoso concetto di essere real? Ecco, io sono totalmente real pare.

L. G.: Per i cultori poi è giusto ricapitolare: Elon Musk riunisce virtualmente quello che ai tempi fu Micromala. Ormai sono passati molti anni ma la voglia di riunirvi in studio è rimasta invariata: che ricordi hai di quel periodo? Non eri un ragazzino ma comunque, vista l’età, ti approcciavi alla musica diversamente?

G. G.: Quel periodo è stato una follia assurda, oltre a fare musica eravamo insieme tutti i giorni a combinarne di ogni e questo lo percepivi ascoltando i dischi. Magari registravi una traccia alle 3 di mattina raccontando quello che era successo 2 minuti prima. Eravamo 3 selvaggi al microfono, e devo dire che un po’ lo siamo ancora.

L. G.: Passando invece a qualche anno dopo ai tempi del primo Economia e Commercio, anche qui come vi ritrovaste a fare quel disco e perché anni avanti avete deciso di rispolverare questo titolo?

G. G.: Il primo capitolo è nato in un periodo in cui anche Gioielli aveva un locale, per cui eravamo entrambi in quel mood fatto di rap e bottiglie di vino. Per cui un po’ come tutti i nostri progetti è arrivato in maniera completamente naturale. Quando scrivi un joint album devi essere in piena coesione col socio. Come ti dicevo prima l’idea del secondo capitolo c’era da tempo e casualmente è uscito a 10 anni esatti di distanza.

L. G.: Sarà che forse il bello è proprio quello di aver ancora la possibilità di fare musica con gli stessi amici dell’adolescenza?

G. G.: Fare musica assieme da più di 20 anni è un privilegio di pochi, anche perché noi 3 siamo proprio amici, non ci vediamo più tutti i giorni come una volta ma siamo in costante connessione e purtroppo per chi ci incrocia usciamo anche spesso assieme.

L. G.: Da molto prima del discorso MRGA hai iniziato a costruire una fanbase di nicchia ma estremamente fidelizzata, un pubblico adulto del rap italiano che oggi segue ciecamente il tuo viaggio. Come si rapporta il tuo rap con questo lato della medaglia?

G. G.: La mia fanbase è molto trasversale, tanti non ascoltano neanche rap, ma magari sono appassionati di enogastronomia o festaioli vari che si sentono rappresentati da quello che dico. Ci tengo però a precisare che il rap per me non è un hobby, è proprio parte di me. Sto nella scena da 25 anni e il fuoco che brucia è sempre quello.

L. G.: A proposito di questo, gestendo un ristorante e comunque avendo lavoro in altro si può dire che per te il rap sia un po’ un’isola felice, un passatempo in cui però giochi da professionista?

G. G.: Proprio come ti dicevo prima sono un MC tanto quanto un oste, sono due parti di me che ormai si sono fuse l’una con l’altra. Mi sento fortunato perché guadagno con quello che mi piace fare.

L. G.: Con questo Economia & Commercio avete cercato di creare un altro classico ma come ci hanno insegnato i vostri ritmi il 2021 sarà molto lungo. Ci puoi dare cosa avete in cantiere? Stai già lavorando a nuova musica?

G. G.: Questo disco era già un classico prima di scriverlo (ride ndr). A parte gli scherzi in questo periodo con il mio locale chiuso, il Bacaro, sto cucinando musica tutto il giorno, per cui restate connessi!