Se è vero che il Friuli non è esattamente la regione più prolifica d’Italia in termini di rap, è altrettanto vero che si contraddistingue per una scena genuina, verace e determinata, nel bene e nel male. Il Guru, all’anagrafe Antony Pali, corrisponde in pieno a questa descrizione, e il riflesso della sua persona è protagonista assoluto del suo ultimo lavoro, Bombe a Mano 3. Nato come mixtape, trasformatosi in album, BAM 3 è un progetto che annovera un ampio ventaglio di stili e un buon numero di collaborazioni di livello – dallo skit di EGreen in apertura alle strofe di Blo/B, Mastino, Sheik, Doro Gjat e altri. Incontrare Il Guru per parlare di questo lavoro significa incontrare Antony per parlare della sua vita; il risultato, come c’era da aspettarsi, è tutt’altro che banale. (continua dopo la foto/foto di Fabio Zito)
Riccardo Primavera: Partiamo dal principio: Bombe a Mano 3, terzo capitolo della tua fortunata saga, per la prima volta però sotto forma di album e non di mixtape. Com’è nato questo disco?
Il Guru: È nato come un mixtape, come doveva essere in principio. Durante il processo di lavorazione mi sono reso conto che forse era qualcosa in più ed è uscito un disco, che è comunque una bella jam di amici. Diciamo che lo definisco disco perchè la gente ha sempre bisogno di catalogare le cose, in realtà per me è Bombe A Mano 3, ascoltatevelo e dategli la definizione che preferite (ride).
R.P.: ZeroxZero pt.2 apre il disco e a sua volta si apre con uno skit illustre, quello di EGreen. Il brano per certi versi ricorda infatti l’approccio dell’autore de Il Cuore e la Fame: come mai hai scelto di far sì che fosse proprio la sua voce ad inaugurare l’ascolto?
I.G.: Con Fantini (Egreen, ndr) ci siamo conosciuti un paio di anni fa a Milano, ai tempi mi disse “se fai uscire qualcosa di nuovo ti faccio una skit”, in realtà è stata tenuta li per capire dove potesse andare bene. Come hai detto tu ZeroxZero pt.2 era il punto migliore, un pezzo ruvido che si avvicina alle corde del rap che fa Nicholas. Il mio rap, la produzione super di Kappah, il basso suonato da Guzo e i cut di Dee Jay Park hanno completato il tutto. (continua dopo il video)
R.P.: Santa Lucia è un viaggio metaforico piuttosto complicato, che ti vede accompagnato da Blo/B e Mole. Il brano ruota attorno alla vista, al concetto della perdita di quest’ultima e diverse immagini – alcune anche crude – che hanno gli occhi come protagonisti. Cosa si nasconde dietro questa metafora? In quella che sembrerebbe essere l’era dell’apparire, un brano simile ha molteplici chiavi di lettura.
I.G.: È un periodo storico in cui la gente è cieca, non credi? Non vedono la realtà per quella che è, non la percepiscono, preferiscono essere ciechi piuttosto che osservare i problemi nella loro totalità; nella maggior parte dei casi, il popolo va avanti a slogan creati su misura per loro. Noi stessi siamo stati ciechi tante volte: accecati dai nostri desideri, dai nostri demoni, e credimi, ci conviviamo ogni giorno. Santa Lucia per me oltre ad essere dolore è anche rivalsa, il dolore della perdita degli occhi e la gioia di riaverli. Ognuno, come hai sottolineato tu, può trovare un significato diverso in questo pezzo, probabilmente facendo la stessa domanda a Blo/B e a Mole otterresti una risposta diversa, di sicuro chi ci aveva visto lungo è Apoc… Il beat si chiamava “COLTELLI IN FACCIA”, scritto proprio così in caps lock, di sicuro da li è partito il trip.
R.P.: Dopo un blocco introduttivo dalle tinte molto cupe, arrivano Quando sali con Sheik – brano incalzante ma dai toni di rivalsa – e Dunga Dunga – Caffettiera Freestyle con Dio MC – parentesi divertentissima, per quanto quasi nosense. Come mai la scelta di strutturare la tracklist con questi repentini cambi di mood?
I.G.: Quando Sali è un pezzo che prende bene, dopo i primi due c’è sicuramente bisogno di una risalita diciamo, dopo aver toccato il fondo un po’ di luce era necessaria. È un po’ la parabola della mia vita. Con Dani (Sheik, ndr), abbiamo scritto il pezzo appena ci siamo conosciuti a Milano, è in assoluto il primo scritto di BAM3: con Quando Sali ho capito che avei dovuto chiudere la trilogia. Per quanto riguarda Dunga Dunga: io sono fan di DIO MC e lui è un mio fan, lo volevo in BAM3 e secondo me il pezzo è una genialata. (continua dopo la foto)
R.P.: Oltre ai nomi già citati, il disco è ricco di collaborazioni – sono infatti presenti anche ArgentoVivo, G-Dot, Sandro Su, Mastino, Doro Gjat, Giuann Shadai e i cut di Dee Jay Park. Non hai paura che una presenza così folta di altri artisti possa in qualche modo mettere in secondo piano la tua scrittura?
I.G.: No, perché non dubito della mia scrittura (ride). BAM3 si può presentare come un disco ma io l’ho vissuto come una jam con gente con cui sono in confidenza, è stato come fare del freestyle. Dopo Sangue Nero e Cemento Verde, in cui non avevo nemmeno una collaborazione, ho deciso di riunirle in questo progetto per non rinchiudermi nei miei viaggi introspettivi che, ora come ora, non mi portano da nessuna parte. Volevo divertirmi e così è stato. Il mio rap non credo passi in secondo piano nel disco perché quando arriva si percepisce, lo si sente. Molta gente mi ha detto che ne avrebbe voluto sentire di più… Questa cosa mi piace, vorrà dire che nei prossimi pezzi che usciranno avrò più attenzione rispetto al passato. Pensiamo al domani, c’è sempre qualcosa da fare in più.
R.P.: Bombe a Mano 3 si caratterizza per una grandissima varietà sonora, sintomo di un notevole lavoro di ricerca. Quante volte sono stati i beat ad ispirare la scrittura e quante volte è invece successo il contrario?
I.G.: I beat hanno ispirato il rap che ci ho scritto sopra, senza ombra di dubbio. Questa è stata la figata secondo me, diciamo che mi sono affidato agli altri: ai producer e ai rapper stessi, abbiamo creato il viaggio che volevamo fare assieme… Alla fine ho capito che era un puzzle, bastava incastrarlo per bene. In realtà è da un po’ di anni che non scrivo più a tempo perso diciamo, devo immergermi nel beat per svarionarci sopra bene, le barre mi ronzano in testa ma non mi piace riadattare il rap sulle produzioni, finisco sempre per riscrivere tutto da capo se lavoro così. (continua dopo il player)
R.P.: Il disco si chiude con Sliding Doors, un pezzo pesante, dalle tinte fortemente personali, dove e malinconia dramma si alternano a colpire l’ascoltatore. Nel disco non mancano altri momentintrospettivi, ma questo brano chiude l’ascolto con una sorta di pugno nello stomaco. Quanto è difficile confidarsi in questa maniera con la musica?
I.G.: È difficile, ma è il motivo per cui faccio musica: lasciare qualcosa a chi ascolta, che sia una pacca sulla spalla oppure una rissa. Ho iniziato per questo, per levarmi dei macigni dallo stomaco, per scappare dalla realtà quando si faceva sempre più nera. Sliding Doors è importante perché parla di tante persone che si sono buttate o che si stanno buttando via, magari per noia come succede in provincia dove ci metti due minuti a rovinarti la vita con la droga. Io, che ho perso fratelli per questa merda, sono orgoglioso di Sliding Doors perché ha chiuso un cerchio della mia vita e sopratutto perché ho lasciato qualcosa a tanta gente che vive questo tipo di vita, sperando che possano aprire gli occhi e prendere la metro giusta nello Sliding Door di ogni giorno.
R.P.: Sappiamo che sono già previsti i primi live: dove e quando potremo ascoltare Bombe a Mano 3 live?
I.G.: A Maggio avremo 3 /4 date fra Friuli e Veneto, a Milano purtroppo è saltata la presentazione a causa di forze maggiori. A breve ne saprete qualcosa.
Esce oggi il video di Quando Sali, secondo singolo estratto da Bombe a Mano 3, che vede Il Guru collaborare con Sheik. Il videclip è stato realizzato da Denigro X Substans.