Marzo è il mese della Festa Internazionale della Donna e noi lo abbiamo celebrato intervistando una delle voci storiche del reggae al femminile in Italia. Lady Flavia ci racconta dei suoi progetti più recenti.
Haile: Anbessa: parlami della collaborazione con Vibes Corner e del tuo nuovo singolo Il meglio di sé. Lady Flavia: la collaborazione con Vibes Corner è nata in maniera spontanea. Sono miei amici da decenni, dai tempi delle collaborazioni con One Love Records da cui parte di questa nuova etichetta proviene e ho massima fiducia dal punto di vista etico e gestionale riguardo le mie produzioni. “Il meglio di sé”, nasce da un motivetto fischiettato e una chitarra durante un pomeriggio in disimpegno con Jump, il chitarrista della MadHouse Band. Avevo l’esigenza di cantare un pezzo più solare rispetto al mio classico repertorio e devo dire che entrambe le band hanno fatto si che quello che volevo comunicare si esprimesse al meglio dal punto di vista musicale. Credo che crescendo si diventi un po’ più saggi, e dare il meglio sempre, nonostante tutto ciò che ci capita, senza lasciare che le situazioni esterne negative prendano il sopravvento, credo sia una delle esperienze più soddisfacenti da attuare nella vita adulta, almeno per me.
H.A.: come è nato il coinvolgimento di Steppin Hot Band e MadHouse Band? L.F.: nel momento in cui volevo registrare il brano “Il meglio di sé”, la MadHouse Band, che è la band con cui mi esibisco insieme alla Villa Ada Posse e con cui normalmente collaboro, era impegnata in un altro progetto, ed avendo sentito suonare in quel periodo la Steppin’ Hot Band ho pensato che una nuova collaborazione sarebbe stata positiva e sicuramente stimolante e così è stato; successivamente ho pensato di arricchire la base e anche parte della MadHouse Band ha contribuito all’esecuzione del brano con fiati, percussioni, chitarra, banjo e tastiere oltre ai cori ed al missaggio del tutto da parte di Shiny D, tastierista della MadHouse Band, che ha dato un apporto fondamentale anche negli arrangiamenti di questo brano.
H.A.: da questo progetto usciranno altri pezzi e magari un album? L.F.: sto lavorando con la MadHouse Band all’uscita di altri brani per la prossima estate. Non si parla di un album per il momento, ma non si sa mai.
H.A.: come hai cominciato a cantare? Come è nato il collettivo Villa Ada Posse? L.F.: faccio musica fin da ragazzina, alle medie ho cominciato a suonare il flauto traverso, e sono da sempre appassionata di musica classica e lirica, mi è sempre piaciuto cantare e a vent’anni ne ho avuto la possibilità concreta grazie alla nascita del collettivo Villa Ada Posse. Un gruppo di amici di scuola e non, che si sono incontrati per anni nel parco omonimo di Villa Ada nel quartiere Trieste Salario di Roma da cui la maggior parte di noi (Villa Ada Posse) proviene. Negli anni ’87-’88 il reggae sbarca in Italia, qualche anno dopo io, Ginko, Raina, Aldan e Brusco, tutti a scuola insieme, eravamo totalmente conquistati da questa musica e da quel momento è partito tutto.
H.A.: avete qualcosa in progetto assieme nuovamente? L.F.: nel 2018 ho festeggiato il 25° anno di attività insieme alla Villa Ada Posse e numerosi sono stati gli show per le celebrazioni. Per la prossima estate siamo impegnati in diversi progetti, uno dei quali è fare uscire alcuni brani nuovi qualche combo e qualche inedito, in modo da avere qualcosa di nuovo da proporre per l’estate durante i live.”
H.A.: canti da 25 anni oramai come ti sembra il reggae oggi? L.F.: sono 25 anni che canto in questo ambito e devo dire che le cose nel reggae sono molto cambiate rispetto a 20 anni fa. Credo che ogni periodo abbia le sue caratteristiche. Dalle location alle produzioni c’è stata una evoluzione ed una differenziazione di stili e musicalità. C’è molto che mi piace delle proposte attuali, sia in Italia che fuori, e anche molto che non gradisco. La differenza è che prima c’era molta meno scelta e possibilità di ascolto, ora la produzione di musica reggae si è moltiplicata e la condivisione è ai massimi livelli. Io rimango un po’ vecchio stile per cui le mie preferenze vanno alle sonorità vintage piuttosto che elettroniche, anche se ascolto tutto, basta sia ben fatto.
H.A.: cosa dovrebbe fare per fare il salto di qualità e sdoganarsi come ha fatto il rap? L.F.: da un certo punto di vista il reggae il suo salto di qualità lo sta facendo. forse non propriamente come genere, ma a livello individuale sicuramente. Proprio recentemente, almeno in Italia, alcuni gruppi o cantanti provenienti dal reggae underground sono spesso trasmessi su radio “commerciali” o addirittura vanno a Sanremo. Come ad esempio i Boom da Bash, che attualmente sono ciò che di più conosciuto proviene dal nostro ambiente. I loro pezzi a volte vengono definiti dai presentatori Reggaeton, per ignoranza, ma fortunatamente qualcuno che fa buona musica alla fine emerge sempre. Molta gente conosce poco questo genere, fatta eccezione per Bob Marley, per cui immagino che rispetto al rap sia più complicato farsi sentire.
H.A.: il posto più bello in cui hai suonato? L.F.: forse il festival più bello in cui mi sono esibita insieme a Villa Ada Crew e Mad House Band è stato la scorsa estate al Rototom Sunsplash in Spagna, organizzazione fantastica curata nei minimi dettagli, molto emozionante. Ultimamente invece in versione sound system sempre insieme a Villa Ada Crew al carnevale di Venezia (Venice Reggae Carnival) al centro, vicino ad un’antica chiesa e lungo un canale. Lo scenario meritava davvero un’ applauso. Non posso dimenticare neppure i miei show da solista sull’isola di Zanzibar in Tanzania: il posto è pazzesco e l’atmosfera magica. Non ultimo il concerto, con la collaborazione di Fotografi senza Frontiere, che ha avuto luogo nel quartiere periferico de la Isla Maciel a Buenos Aires dove ovviamente si respirava un’aria pesante, ma le vibes erano al massimo.
H.A.: con chi ti piacerebbe cantare in futuro? L.F.: sono sempre aperta a nuove collaborazioni, al momento mi tengo all’interno della mia crew per le prossime produzioni e poi vediamo che succede.”