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YouNuts Production si racconta: il potere del visual al servizio del rap

29-06-2015 Gabriele Sessa

YouNuts Production si racconta: il potere del visual al servizio del rap

Ho sentito al telefono Niccolò Celaia e Antonio Usbergo della You Nuts Production, senza dubbio i videomaker del momento, lo scorso mercoledì pomeriggio. Una chiacchierata gratificante, in cui saltellavamo da un argomento all’altro per poi ritornarci. In maniera del tutto informale abbiamo trattato interessantissimi aspetti del mondo audiovisivo e non solo.

La passione dei due film-maker per il cinema -mi hanno spiegato- “nasce a cavallo fra gli anni ’80 e ’90, quando cominciamo a divorare pellicole cult dell’horror e dello splatter. Saranno perlopiù i b-movie ad avere una certa influenza stilistica su di noi: dalla fotografia ‘sporca’ ai soggetti grotteschi. La nostra creatività si è modellata, in giovane età, sulle opere di Eli Roth, Rob Zombie, Robert Rodriguez, Wes Craven ,Tarantino e Sam Raimi”. Ma queste parole forse sono futili, se si pensa che il loro rimpianto è di non aver girato Kung Fury. Questo dice già tutto.

Nonostante la passione per il cinema i due registi se la trascinino dietro ormai da sempre, nessuno dei due ha mai seguito corsi di regia, montaggio o sceneggiatura. Da completo autodidatta Niccolò Celaia, noto anche come Nicco, l’ormai ex rapper del collettivo Brokenspeakers, per ‘necessità’, e per passione ha cominciato a girare i video musicali del proprio gruppo, poi col tempo ha ampliato sempre più i propri orizzonti fino al 2011/2012, quando su un set si è ritrovato col suo amico Antonio Usbergo. I due hanno deciso, per empatia, di continuare a lavorare insieme, creando il progetto VideoAddicted. Quando qualche anno dopo sono alla ricerca di un nuovo simbolo per il proprio progetto, salta fuori una ciambella che si trascina con sé anche un nuovo nome. ouNuts differisce da VideoAddicted in poco o nulla; i budget e l’esperienza, però, lo rendono ovviamente un progetto più maturo e importante.

“Dagli albori –mi dicevano- di tempo ne è passato, e questa passione si è trasformata in un lavoro a tempo pieno. Spesso ci ritroviamo a lavorare anche al di fuori del mondo musicale, su alcuni spot per esempio”. Oggi, nonostante la quantità di lavoro sia sempre più ingente e i due siano accerchiati da alcuni collaboratori, Antonio e Niccolò continuano a curarsi del progetto in ogni suo aspetto, mettendo bocca su tutto. Mi spiegano che “forse è proprio questo che ci contraddistingue rispetto agli altri registi. La nostra pignoleria fa sì che il video venga pressoché perfetto, senza una minima sbavatura, inoltre fa sì che il tutto si adegui al nostro stile”. Ambedue sono consci del fatto che che un videoclip può essere arte tanto quanto un film. Considerano il videoclip un cortometraggio con la canzone che fa da colonna sonora e perciò tendono a dare al proprio videoclip un taglio più filmico, sviluppando soggetti più complessi e rendendo l’artista partecipe, rendendolo dunque attore.

Il web ha completamente rivoluzionato il mondo della musica e delle produzioni audiovisive. Parlando dell’attuale valenza del videoclip mi hanno spiegato che oggi l’artista ne denota l’importanza fondamentale: “Se pensa ad una canzone subito dopo penserà al videoclip”. La musica oggi è anche una questione d’immagine, è quindi fondamentale curare più aspetti del proprio operato per renderlo in un certo senso più accattivante, e con questa nuova mentalità dal tocco pop gli You Nuts vanno a braccetto. Le produzioni che hanno il marchio della ciambella più famosa d’Italia vedono per lo più gli artisti trasformarsi in personaggi iconografici dagli aspetti caratteriali ben marcati. Il modus operandi della You Nuts Production, dunque, si spinge anche al di fuori del semplice video, rendendo così un’icona il semplice artista. Prendiamo per esempio Noyz Narcos, il rapper “cattivo”, oggi anche macellaio di un diner con hamburger di uomo, oppure Salmo, rapper già molto “oscuro”, che Antonio e Niccolò hanno reso ancor più torvo assegnandogli ruoli horror nei propri video.

“Proprio con Salmo -è trapelato dalle loro parole- c’è un rapporto più d’amicizia che professionale. E’ stato Salmo il ‘galeotto’ che ha fatto incontrare la YouNuts Production e Jovanotti.” Quest’ultimo, grande fan di Salmo, ha sempre avuto un certo interesse verso la musica, l’immagine e i video del rapper sardo, così si è messo in contatto con lui alla ricerca del duo di film-maker per avere un video, per l’appunto, ‘alla Salmo’. Niccolò mi ha raccontato un simpatico aneddoto: “La mail che Jovanotti aveva inviato alla nostra casella postale per incontrarci era segnalata come spam, dunque non l’abbiamo aperta per un mese, dovendoci poi scusare per l’inconveniente dopo la lieta e casuale scoperta del contenuto del messaggio. Trenta giorni dopo il suo invio!”. Alla fine tutti e quattro hanno partecipato al progetto del video di Sabato.

Ho dunque chiesto a Niccolò Celaia e Antonio Usbergo cosa fosse importante per il loro mestiere: hanno esordito dicendomi che c’è bisogno di molta pazienza, poiché è un lavoro che tiene sempre impegnati. Hanno rimarcato, poi, che necessita di passione, di una grande cultura musicale, ma principalmente di creatività e buongusto. “Tutti sono capaci di filmare qualcosa, ma pochi hanno una creatività e un buongusto tali da creare un prodotto realmente originale e accattivante”. Hanno poi proseguito dicendomi che è fondamentale, per fare grandi cose, avere il coraggio di rischiare e sperimentare, proponendo idee insolite. Nel loro lavoro possono trovarsi a lavorare a un video completamente da soli o con l’artista e spesso propongono idee inconsuete che fanno storcere il naso al ‘cliente’. Soprattutto in Italia ci si appella troppo spesso al detto ‘squadra che vince non si cambia’, ma a forza di ripeterlo i videoclip, ma anche il cinema e la tv -mi dicevano- si sono insabbiati in schemi ripetitivi, banali, un ABAB che non scontenta purtroppo nessuno, e che è dotato di una grande fruibilità. Per loro, però, -hanno ribadito-“ essere film-maker è un po’ come essere artisti, ergo è molto più gratificante provare a creare prodotti nuovi, che magari all’inizio facciano storcere il naso ma che sono pur sempre originali”.

La televisione, il cinema, la musica italiana, e molti altri settori, hanno la necessità impellente di scrollarsi di dosso il perbenismo e il bigottismo che li caratterizzano. “Le nuove generazioni -hanno detto in coppia- sono poco attratte dal cinema e dalla tv italiane perché propinano da sempre lo stesso format che ha decisamente stufato. Tra le fila del bigottismo, allora, si insidia prepotentemente il web capace di offrire prodotti nuovi. Ed è questo che si inizia a chiedere in Italia: la novità.” E’ per questo che -hanno aggiunto in seguito- cercano di pensare con una mente più aperta ad altri orizzonti, creando quindi scenografie inusitate nel Bel Paese. “La nostra marcata esterofilia -hanno precisato- non è dovuta a nulla se non ad un fatto di cultura pop”. Sono nati e cresciuti infatti con film e serie tv a stelle e strisce, quindi hanno sempre subito, un po’ come tutti, il fascino esibizionista degli Usa. “In Italia -hanno aggiunto- comunque c’è chi propone, in forma pur sempre embrionale, dei prodotti innovativi, esenti dagli standard italici di tv e cinema, come per esempio Garrone o Sorrentino, registi internazionali che sperimentano in Italia un cinema d’autore dal sapore hollywoodiano, ma la strada è ancora lunga e tortuosa”. Non che tutto ciò che è internazionale sia buono, ma è sicuramente innovativo. YouNuts fa anche un discorso un po’ più ‘commerciale’, infatti i due precisano che la colpa della stagnazione dell’arte e delle produzioni d’ogni genere, in Italia, è causata soprattutto da chi, dal produttore al consumatore, finanzia progetti banali, terrorizzato dalla novità, neppure fossero le protagoniste di un loro video. In effetti non hanno tutti i torti, poiché è proprio sul web, dove le case di produzione agiscono ancora in misura limitata e dove un prodotto non costa nulla (in questo campo, s’intende) dove le novità diventano sempre di più e la sperimentazione non manca; ad esempio è tanta anche l’originalità dei loro colleghi, per rimanere in tema. Gli chiedo allora se in Italia prima o poi avremo un significativo passo avanti e mi rispondono che forse il cinema e la tv all’italiana ci saranno per sempre, ma prima o poi si ci troverà costretti a dare più spazio alla novità poiché i giovani, sempre di più, rifiutano alcuni schemi inerenti ad una cultura di massa. Aggiungerei che a passi lenti qualcosa si smuove e si inizia a prendere una maggior consapevolezza di Internet: è il caso di The Pills, The Jackal o del Terzo Segreto di Satira, che hanno appena raggiunto il tubo catodico.

Gli ho dunque chiesto, in conclusione, alcuni particolari riguardo la produzione video. Mi hanno spiegato che “mediamente per un video, in Italia, i tempi di lavoro variano a seconda delle richieste dell’artista e dell’importanza del progetto, circa da un minimo di due settimane a un massimo di due mesi. Il soggetto di solito nasce esclusivamente dalla mente creativa di noi due, altre volte con l’artista; in gran parte dei casi si ci informa su ciò che l’artista cerca dal video per soddisfarne le necessità”. Preferiscono di gran lunga puntare sulla personalità artistica del cantante che sulla canzone,perché è fondamentale che l’artista si senta parte di un progetto concreto e non semplicemente di un modo per veicolare la propria musica verso le masse.

Ecco tutto ciò che è uscito fuori dalle loro parole durante quell’ora al telefono, argomenti interessanti e grandi spunti di riflessione.