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Baltimores: l’intervista

02-11-2020 Haile Anbessa

Baltimores: l’intervista
Amo cantare in patois giamaicano, una lingua di una sottocultura che è ancora così potente.

Abbiamo intervistato Baltimores, un artista reggae di stanza a Marsiglia che è sia MC che producer ed ha pubblicato un ottimo album dalle varie influenze in levare. Ci racconta della sua cifra stilistica e delle sue influenze principali.

Haile Anbessa: come hai iniziato ad occuparti di musica?
Baltimores: ho iniziato con la musica quando ero adolescente, come chitarrista prima, ma molto presto anche come cantante. Ho fatto esperienza come hobby con molte band di diversi generi musicali. Ma mi sono impegnato professionalmente nella musica solo 4 anni fa, quando ho cambiato la mia vita con l’intenzione di guadagnarmi da vivere con essa. In quel periodo sono naturalmente tornato alla mia musica preferita, il reggae.

H.A.: perché questo genere in particolare?
B.: amo tutti i generi musicali ma faccio musica reggae, dancehall e dub perché sono stili con cui amo esprimermi. Amo cantare in patois giamaicano, una lingua di una sottocultura che è ancora così potente. Sono affascinato dalla straordinaria potenza morbida della Giamaica. Quest’isola ha un’enorme influenza sulla musica urban nonostante la terribile povertà del paese. Amo anche la parte consapevole della musica reggae.

H.A.: perché questo nome d’arte?
B.: ho scelto questo nome nel 2015, subito dopo i disordini di Baltimora. La situazione laggiù mi ha commosso e mi ha fatto venire voglia di cantare per le vittime di questa tragedia e in generale per tutte le vittime della segregazione sociale e razziale.

H.A.: non sei solo un MC ma anche un musicista. Qual è il tuo strumento preferito da suonare?
B.: il mio strumento preferito è la chitarra. Ma vorrei avere la possibilità di suonare di più le percussioni.

H.A.: preferisci cantare o produrre?
B.: mi piacciono entrambi ma sono più un cantante.

H.A. qual è il sottogenere del reggae con cui preferisci lavorare?
B.: mi piacciono tutte le vibrazioni, purché siano ben fatte.

H.A.: parlami del tuo nuovo album…
B.: questo album è fatto con tutto il mio amore per la musica giamaicana e urban. Mi è piaciuto molto lavorare su tutti i tipi di reggae, dub e dancehall che amo particolarmente. Dopo aver sperimentato il sound system style e la musica dub britannica degli ultimi anni, per lo più, ho voluto esprimermi con altre influenze e fare un po’ più di musica reggae classica. Spero che faccia muovere tutti, dagli intenditori ad un pubblico più ampio.

H.A.: hai qualche influenza artistica?
B.: traggo ispirazione da tutto, dall’ascolto di altri artisti alla collaborazione con i musicisti, persino dalla lettura… Per me è difficile rispondere a questa domanda in maniera esaustiva.

H.A.: stai già lavorando a qualcosa di nuovo?
B.: sì, sto lavorando a un EP con Ashkabad in questo momento, uscirà a dicembre, incrociando le dita.