Mentre mi accingo a scrivere, Without Warning di Metro Boomin, Offset e 21 Savage rimbomba forte nelle mie cuffie, ma stranamente non mi impedisce di mettere a fuoco i ricordi di una lunghissima settimana londinese, anzi. Dal 19 al 25 ottobre la capitale inglese è stata infatti la mia seconda casa – e che casa! Soprattutto, per noi italiani, la casa del rap: in pochissimi giorni sono saliti sui palchi di Londra Ensi, Future e Guè Pequeno, tre eventi che hanno avuto come comune denominatore la mia presenza sotto il palco.
In questo “autumn break” nella terra della regina mi hanno accompagnato Moab – grafico del 333Mob e autore, tra le altre, della cover di Culture dei Migos – ed Elia, redattore di Iobimag. Un terzetto abituato a respirare hip hop in atmosfere urban, catapultato in una delle città che meglio incarnano questo spirito in tutta Europa. La forte matrice italiana di queste serate si è infatti inserita perfettamente nel mosaico culturale della città, coadiuvata dalla fortissima presenza di immigrati dal belpaese. Nello specifico, le serate di Ensi e Guè – entrambe nell’ormai familiare cornice del Brixton Jamm – hanno infatti (giustamente) visto la presenza quasi esclusivamente di italiani: non si tratta assolutamente di un aspetto negativo, è più che normale; eppure vedere un paio di hip hop head britanniche ad entrambi gli eventi mi ha fatto pensare a quanto la musica sia un linguaggio universale, nonostante le innegabili barriere linguistiche.
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L’impegno profuso da Veronica, Giorgio e da tutto lo staff dedito all’organizzazione di showcase di rapper italiani a Londra è encomiabile: per una sera al mese il locale si trasforma letteralmente in un angolo d’Italia in Inghilterra, dalle atmosfere familiari e accoglienti. Spesso e volentieri ciò spinge i rapper ospiti a “svestire” i panni dell’artista prima e dopo il live, per limitarsi a godersi una serata oltremanica in buona compagnia. Un aspetto che per ovvi motivi non potrebbe essere replicato entro i confini nazionali, ma che rappresenta il quid che rende unici i live in terra straniera. A tutto ciò va ovviamente aggiunta la carica dovuta dall’esibirsi in una città come Londra: sia Ensi che Guè non si sono minimamente risparmiati al microfono, regalando performance impeccabili e di livello assoluto. V è un album studiato per far tremare gli impianti live: le tracce sono pregne d’energia e le skill da mc del rapper torinese sono innegabili, dall’innata capacità di coinvolgere il pubblico presente fino a quella di regalare strofe improvvisate e freestyle semplicemente geniali. La presenza di Dj 2P in console raddoppia a tutti gli effetti lo show, non c’è solo un ottimo gusto nella scelta dei pezzi, ma anche e soprattutto capacità tecniche affinate con anni di pratica che lasciano a bocca aperta. Aggiungete a questo quadro la presenza dei ragazzi di Rap Pirata UK e di Vox P in apertura e avrete una ricetta esplosiva: nonostante il numero di presenti non fosse elevatissimo, lo show non ne ha risentito minimamente, difficilmente chi c’era lo dimenticherà.
Per l’autore di Gentleman il Brixtonn Jamm era invece davvero gremito, la cornice ideale per un live carico e prepotente, nonostante non si trattasse effettivamente di una tappa del tour (che partirà a febbraio): la formula è stata quella di un ibrido tra un dj set e un concerto, con Jay K in console e il membro dei Club Dogo che ha rispolverato buona parte della sua discografia recente. Niente cantato sotto, solo base e barre al microfono: dall’immancabile Gentleman a Santeria, passando per Vero e Bravo Ragazzo, tante sono state le hit cantate dai presenti – per una selezione di brani dalle atmosfere tipicamente club, perfette per l’occasione. La presenza di Luchè e Sfera Ebbasta ha arricchito ulteriormente lo spettacolo: il rapper partenopeo si conferma beniamino di casa e performer di livello assoluto, mentre l’energia del ragazzo di Ciny ha travolto i presenti, sebbene si sia rivelata poco più di un fugace cameo per Lamborghini.
Tra un live e l’altro Londra ci ha regalato un numero esagerato di pinte di Guinness, improponibili odissee in Uber, colazioni dal contenuto glicemico inimmaginabile, panorami mozzafiato e outftit di dubbio gusto (quelli dei locals, non i nostri); profumi e suoni tipici di una città frenetica, pulsante, a tratti dispersiva e disorientante, a tratti familiare e accogliente quanto la provincia italiana. L’arte presente ad ogni angolo di strada, i colori accesi che si scontrano con il grigiore tipico del cielo, i rari arcobaleni che spezzano le tinte plumbee del cielo, gli imponenti resti dello sfarzo vittoriano che si specchiano nel Tamigi, in bilico tra malinconia e fierezza. La capitale inglese è un posto tutto da scoprire, ma il nostro tempo da turisti – a differenza di quello delle sterminate orde di asiatici armati di fotocamere – non è illimitato. Ci aspetta infatti la ciliegina sulla torta, lo show che ci ha spinti a salire su voli di linea Ryanair da Perugia, Milano e Roma: Future e la sua ultima data dell’Hndrxx European Tour all’O2 Arena.
Il prolifico rapper americano, fresco della pubblicazione di SuperSlimey – l’ep a quattro mani con Young Thug – non ha assolutamente tradito le aspettative: un’ora di live intensa ed adrenalinica, senza momenti “morti”, costellata da innumerevoli hit che hanno mandato in visibilio il pubblico. La sterminata discografia di Future richiederebbe infatti una settimana di show per essere percorsa interamente, ma bastano classici contemporanei quali Mask Off, Jumpman, Low Life o il ritornello di Bugatti per far alzare all’unisono migliaia di voci in coro.
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Zero autotune, un flow magari più “macchinoso” in live ma decisamente più pungente e accattivante: queste le caratteristiche di Future dal vivo, accompagnato da ospiti quali Stefflon Don e Rich The Kid, perfettamente inseriti nell’economia della show nonostante le ovvie differenze stilistiche.
Difficile trasmettere a parole ciò che un live di queste dimensioni ti lascia: le analisi tecniche dello show lasciano il tempo che trovano, l’atmosfera che si respirava è qualcosa che raramente si palesa sul suolo italiano, quindi non posso che consigliarvi di salire sul primo volo low cost per una capitale europea e ammirare dal vivo questi colossi in tour.
In primis perché si tratta di concerti che si inseriranno prepotentemente tra i vostri ricordi più belli; ma anche e soprattutto perché sono le occasioni perfette per dar vita ad avventure indimenticabili, che ci sia il London Eye o l’Arc de Triomphe a fare da cornice.