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King Jammy: l’intervista

22-05-2015 Haile Anbessa

King Jammy: l’intervista

Mr. James meglio conosciuto King Jammy è un’autentica leggenda nel mondo del reggae, il vero e originale pioniere della musica dub. Oggi è uscito Dub of Thrones, un disco tutto di dub versions realizzato assieme ad Alborosie e noi abbiamo avuto la fortuna di poterlo intervistare.

Haile Anbessa: cominciamo con il parlare del suo ultimo progetto Dub of Thrones, assieme ad Alborosie. Mi può dire qualcosa a riguardo?

King Jammy: per me è stato un sogno che si è finalmente realizzato. Ho sempre voluto realizzare un disco interamente dub e originale per il mercato attuale e poiché Alborosie voleva fare altrettanto ho pensato che fosse una buona idea farlo assieme. Non è stato facile organizzarsi perché lui fa molti tour in giro per il mondo e anche io suono spesso negli Stati Uniti quindi non riuscivamo a trovarci spesso ma alla fine ce l’abbiamo fatta.

H.A.: e come è stato lavorare con Alborosie?
K.J.: Alborosie è un grande artista, molto originale e sono un suo fan. Il suo sound mi ricorda molto quello dei Black Uhuru. È l’unico attualmente con cui avrei potuto realizzare un progetto del genere.

H.A.: riguardo al suo passato, torniamo un attimo alla fine degli anni Sessanta quando ha cominciato con il suo sound system. Mi può descrivere quel periodo?

K.J.: la musica a quei tempi era semplicemente differente. Il mio sound system era naturalmente molto differente dai sound system di oggi. In Giamaica quando si andava in una dancehall a quei tempi si voleva solo ballare con una donna. Oggi invece non si balla più nel vero senso del termine, ci si fa solo vedere. Prima il sound system era più autentico, faceva veramente divertire la gente. Oggi i sound sono comunque validi ma una cosa totalmente diversa.

H.A.: lei ha assistito alle diverse fasi della reggae music praticamente dall’inizio. Secondo lei in che anni si ha avuto il suono migliore?

K.J.: tutto il reggae è buona musica. Certo il suono più autentico è quello degli anni Sessanta e Settanta. È difficile mettere a confronto musiche così diverse anche per le generazioni così diverse. Personalmente preferisco la vecchia musica, con i riddim originali. Abbiamo creato al tempo qualcosa di veramente unico.

H.A.: lei ha lavorato con così tanti artisti nel corso degli anni. Quali la hanno impressionata maggiormente?

K.J.: ci sono molti ottimi artisti che mi hanno colpito, sia in passato che nel presente. È difficile fare nomi. Mi ricordo che mi impressionò parecchio Johnny Osbourne, per la sua abilità di scrittura al momento. In tempi più moderni sicuramente ti potrei menzionare Bounty Killer, Shabba Ranks e molti altri.

H.A.: quale è la sua definizione di dub?

K.J.: il dub è una version di un riddim creato appositamente da un engineer da studio. È una creazione genuina e spontanea, senza alcuna pianificazione. È una creazione istantanea e non si sa mai come finirà. Questo è dub per me.

H.A.: come ha cominciato ad appassionarsi all’engineering nella musica reggae?

K.J.: è cominciato con l’ascoltare tantissima musica straniera. Mi sono quindi detto: sono in grado di creare un suono migliore? E allora ho cominciato a sperimentare fino a oggi.

H.A.: per la strumentazione preferisce il passato o il futuro?

K.J.: ancora possiedo il mio vecchio equipaggiamento. Quei suoni old style non si possono più ricreare con i nuovi strumenti.

H.A.: quale è la canzone che ogni volta che la sente si dispiace per non averla prodotta personalmente?

K.J.: domanda parecchio difficile da rispondere! Ascolto parecchia musica straniera e quindi ti farei i nomi di Marvin Gaye e Whitney Houston. Per quanto concerne invece la musica giamaicana mi piacerebbe proprio realizzare qualcosa con Beres Hammond e penso che presto potrete sentire qualcosa riguardo a questo!