Sabato 1 marzo, a Milano, debutta un contest di freestyle che promette scintille in tutti i sensi. Si chiama Run 2 Glory, è organizzato dal team Massive, si svolge al Leoncavallo e per spiegarvi il perché è qualcosa di speciale ci basterebbe citare la giuria (Danno, Esa e Maury B), l’host (Ensi) o il resident dj (dj 2p). Ma visto che non ci accontentiamo, abbiamo chiesto proprio ad Ensi di spiegarci il senso dell’evento e il perché è imperativo esserci. Ma prima di passare la parola a lui, vi preannunciamo che Hotmc mette in palio due biglietti per la serata: per vincere uno dei due basta iscriversi alla nostra pagina Facebook e mandarci un messaggio privato con nome, cognome, città e indirizzo mail entro e non oltre giovedì 27 febbraio. Tra tutti i messaggi pervenuti, estrarremo a sorte due vincitori. (Come al solito vi ricordiamo che i nostri contest sono aperti solo agli iscritti ai nostri social network!)
Che cos’ha questo contest di freestyle di diverso e speciale, rispetto agli altri?
Ensi: E’ il primo contest organizzato dal mio team del Massive: siamo una realtà nuova (come nome e immagine) ma siamo tutti “addicted” e arriviamo da tanti anni di esperienza nell’ambiente. Massive Milano è la nostra yard al Leoncavallo, dove io e DJ 2P siamo resident ormai da parecchio tempo. Ora ci siamo strutturati meglio, allargando il team e curando maggiormente i vari aspetti: quello grafico (il logo è di un certo Luca Barcellona), il web, la street promotion… Gli impegni sono tantissimi, ma cerchiamo di essere on point perché questo movimento e questa città hanno bisogno di una serata come la nostra. I nostri eventi hanno come comune denominatore la concretezza. Siamo attenti a quello che succede oggi come siamo i primi sostenitori di quello che è stato. L’attitudine è quella originale, il party è inteso come festa ma anche come momento di scambio e condivisione culturale. Quando pensiamo agli eventi ci mettiamo sempre dalla parte del pubblico e da veri appassionati cerchiamo di proporre degli show che noi stessi andremmo a vedere. Quando abbiamo avuto l’idea di organizzare una battle volevamo ricreare quella magia che abbiamo vissuto noi, sotto o sopra al palco, quell’energia che ti fa sentire parte di qualcosa. Il #RUN2GLORY è questo. Non è una sfida fine a se stessa. Sì, c’è il premio, ci sono gli mc bravi, c’è la giuria di livello, ci sarà il pubblico (speriamo tantissimo) e un vincitore… Ma ci sarà una vibra unica, una bella energia e chi viene ai nostri eventi lo sa. Bisogna esserci per crederci.
Come avete scelto i partecipanti?
E: Abbiamo cercato di coinvolgere più nomi possibili, da nord a sud: l’obiettivo è quello di rappresentare degnamente il livello nazionale odierno. Abbiamo chiamato bravissimi freestylers da tutta Italia, tra più e meno conosciuti, utilizzando un oggettivo parametro meritocratico. Questi ragazzi hanno partecipato a tantissimi contest, compresi quelli più noti come Spit o Tecniche Perfette, guadagnandosi per merito di essere considerati. Alcuni non hanno potuto essere dei nostri perchè impegnati in altre attività ma tutti hanno risposto con entusiasmo alla chiamata. Abbiamo mandato un messaggio ai partecipanti sottolineando lo spirito con il quale stiamo organizzando la cosa e penso che questo abbia stimolato la loro voglia di competere più del premio in denaro. Si sentono rappresentati, riconoscono la validità della giuria e sanno che indipendentemente da vincere o perdere esserci è importante. Alcuni si sono lamentati perchè non abbiamo aperto le iscrizioni a tutti. Ci tengo a dire che sarebbe impossibile gestire una battle da 50 iscritti, senza considerare che tanti, in preda alla foga di emergere, dimenticano che l’autocritica sta alla base della cosa. Spesso si assiste a gare interminabili di livello mediocre. Noi vogliamo evitarlo. Lo spazio non deve essere sempre concesso: alcune volte, come in questo caso, va meritato. Nel 2004, alla prima edizione del 2thebeat, non fui chiamato. Ci rimasi un po’ male visto che pochi mesi prima avevo vinto il Tecniche Perfette nella storica battle con Marcio, ma andai comunque sotto al palco a godermi lo spettacolo. Quell’estate maturai la giusta concentrazione e l’anno dopo sapete tutti cosa è successo.
La giuria è davvero formata da giganti del rap italiano, e ovviamente è più difficile da impressionare rispetto ai contest giudicati dal pubblico, dove ogni tanto basta portare un sacco di amici che fanno più casino degli altri. Che consiglio daresti ai concorrenti per riuscire a colpirli?
E: Penso che non abbiano bisogno di tanti consigli: sono tutti abbastanza navigati e sanno, essendo il livello così alto, che non basterà strappare un feedback positivo al pubblico. La giuria è quella dei sogni, composta da grandi rapper ma sopratutto da grandi freestylers, e lo sottolineo perchè la cosa non è così scontata. Queste leggende del microfono hanno permesso di creare il livello odierno di freestyle: io ad esempio ho imparato da loro e da pochi altri. Quindi, per proprietà transitiva, visto che molti dei giovani hanno imparato da me e da altri della mia generazione, sono indirettamente debitori di questa scuola (nel senso buono del termine). Esa e Danno poi hanno partecipato anche agli ultimi 2thebeat e non si parla di 20
anni fa… Tra l’altro resistendo ai colpi più affilati dei rookies più agguerriti e con grande desiderio di affermazione (tra cui il sottoscritto). Maury ai più giovani forse è sfuggito, ha avuto un periodo di stop abbastanza lungo, ma in passato era uno dei più forti e il suo livello alla fine degli anni 90 era altissimo. Questi mostri sanno riconoscere in maniera oggettiva chi merita, ma soprattutto, sanno riconoscere chi ha stile da chi ne ha meno, chi è più costruito da chi è più sciolto, chi ricicla da chi è più originale. Io mi sentirei a mio agio ad essere giudicato da una giuria come questa.
Secondo te come fa un ragazzino a capire quando è davvero pronto per affrontare il primo contest di freestyle?
E: Purtroppo, come dicevo prima, l’autocritica non è una qualità così comune. Ora faccio la parte del rompicoglioni, ma il mio è un un discorso più in generale che sul freestyle. Io penso che questo atteggiamento sia dettato dai tempi. Fino a qualche anno fa non si sognava di fare il rapper inteso come figura professionale, non veniva considerato un “lavoro”, non ci si pensava minimamente perché non esisteva proprio quella possibilità. A parte pochi nomi, tutto era ad un livello più amatoriale (e non parlo di qualità ma di riscontro). Oggi questi ragazzi crescono consapevoli che se dovessero riuscire con il rap la loro vita potrebbe prendere una piega diversa, ma il male non è assolutamente l’ambizione, il male è questa corsa al successo, questa voglia di essere famosi ad ogni costo. Non si punta ai valori. E questo discorso si puó applicare a tutti i settori. Per rispondere alla tua domanda in maniera secca, secondo me sei pronto quando hai sputato sangue per la tua passione, indipendentemente dal livello raggiunto. Se dietro c’è la giusta dedizione e il giusto rispetto non potrai sbagliare più di tanto, potrai anche perdere al primo turno, perché il talento non si può comprare, ma almeno ci avrai provato! Se vi rispecchiate in quanto dico esistono decine di gare ad iscrizione libera, provateci! Non sapete quanto aspettiamo il nuovo che faccia il culo a tutti!
Tu sei diventato celebre con il freestyle, e ovunque tu vada (al bar, in tv, probabilmente anche dal dentista) ti chiedono di fare freestyle. Non ti stanca mai?
E: Mi diverto sempre, questa è la mia maledizione. Ma non ne faccio più così tanto. Praticamente solo ai miei concerti. L’improvvisazione ricopre sempre un ruolo importante, il momento freestyle è il mio momento jam, come nel jazz. La gente mi chiede continuamente di farlo nella quotidianità, ma passo sempre… Da tempo i miei traguardi sono su altri orizzonti. Capita ancora qualche serata pazza, qualche backstage con qualche bicchiere di troppo, qualche cypha molesto, ma in generale, molto meno di prima.
Per info, vi rimandiamo all’evento su Facebook