Nel periodo immediatamente successivo all’uscita del loro ultimo lavoro da studio Superheroes, abbiamo raggiunto i Boomdabash nella persona di Biggie Bash per un’intervista. Vediamo cosa ci ha raccontato.
Haile Anbessa: cominciamo a parlare del vostro nuovo album Superheroes che è stato anticipato dall’ottimo singolo Sunshine Reggae…
Biggie Bash: questo è sicuramente un progetto molto più elaborato e maturo rispetto agli altri due precedenti. È ricercato sia dal punto di vista delle produzioni che nelle liriche. È evidente che il nostro approccio alla musica è cambiato e si è raffinato. I Boomdabash sono cresciuti parecchio e questo si capisce immediatamente dai testi che, benché siano sempre su quel filone conscious che ci appartiene, sono molto più elaborati. Superheroes segna un livello successivo anche perché abbiamo trattato di argomenti che in precedenza avevamo toccato solamente in maniera marginale. Il singolo appena uscito è un simbolo di quanto ti ho appena raccontato perché è un pezzo a metà tra new roots e arrangiamenti non proprio classici del reggae. Un singolo in pieno stile Boomdabash che sta piacendo molto anche a livello internazionale come testimoniano gli apprezzamenti che ogni giorno riceviamo da tutto il mondo.
H.A.: questa crescita di cui mi hai parlato a cosa la dobbiamo secondo te?
B.B.: credo sia naturale per degli artisti. Già dal singolo Danger del precedente disco Made in Italy si poteva notare una forte maturazione in corso. L’elemento principale di questa crescita sta anche nel fatto di ascoltare tantissima musica. Noi ne ascoltiamo sempre molta. È naturale quindi venirne influenzati. Con musica nuova vengono sempre idee nuove.
H.A.: e ultimamente cosa state ascoltando maggiormente?
B.B.: io personalmente sto ascoltando in questo periodo tutta roba americana. La musica giamaicana, soprattutto la dancehall, ultimamente non mi appassiona tanto né mi piace per certi messaggi che passano per cui non l’ascolto granchè. Se devo ascoltare musica dell’isola mi indirizzo quindi su pezzi classici quando la dancehall aveva ancora qualcosa da dire su riddim mitici come Doctor Darling. Poi tu che mi conosci sai che sono un grandissimo fan di Matisyahu e quindi lui lo ascolto sempre a prescindere (ride). Mi piacciono molto anche i Groundation così come il rap di Kanye West. Ognuno di noi comunque ascolta generi molto diversi e la nostra forza sta proprio nel mettere assieme tutte queste influenze nella nostra musica e concentrarle in un unico suono.
H.A.: la musica giamaicana ultimamente quindi ti sta deludendo ma di nuove leve come Chronixx o Protoje cosa pensi?
B.B.: loro che tengono alto il roots e il messaggio positivo li apprezzo molto. Il mio discorso precedente era rivolto ad artisti come Tommy Lee Sparta, apprezzatissimo oggi in Giamaica, nel cui messaggio satanico personalmente non mi ci rivedo per nulla. C’è un artista che ascolto tanto negli ultimi tempi è un cantante inglese che si chiama Stylo G che ha fatto un pezzo stellare chiamato Sound Boy che spopola ovunque tranne che in Italia naturalmente (ride).
H.A.: perché noi italiani siamo sempre in ritardo secondo te?
B.B.: in Italia il pubblico secondo me viene plagiato sempre dall’industria discografica, molto più di quanto succeda nel resto del mondo. Il problema maggiore è che in Italia in maniera arbitraria i discografici si alzano la mattina e decidono quale genere debba sfondare e quale no in un determinato anno. Quest’anno ad esempio hanno stabilito che la totalità degli italiani debba ascoltare il rap. Nel resto del mondo non esiste un genere mainstream all’anno ma ci sono tanti generi ognuno con la sua giusta rilevanza. In Germania ad esempio Gentleman anche a livello discografico ha grandissimo rilievo benché faccia reggae. In Italia invece, scelto il genere dell’anno, tutto il resto viene accantonato. Qualche anno fa c’è stato il boom anche del reggae ma oggi non ne rimane più nulla, finito quel ciclo ne è cominciato subito un altro. Noi ascoltiamo di tutto, anche ciò che non passa nelle radio ma l’ascoltatore medio no. Questo è il problema maggiore dell’Italia a livello musicale.
H.A.: e come facciamo a cambiare le cose?
B.B.: la prima mossa dovrebbe venire dalle radio. Sono loro le principali imputate in questo gioco delle major che obbligano a passare questo e quest’altro. Non conta più la qualità di un pezzo ma chi dice di passare cosa. Poi naturalmente l’ascoltatore dovrebbe sviluppare un po’ di cultura personale, esplorando territori sconosciuti e non solo chi si vede in televisione.
H.A.: interessante il concept del vostro nuovo album legato al mondo dei supereroi, grafiche comprese. Da cosa è nata questa idea?
B.B.: tutto è partito dal fatto che volevamo fare uscire il disco nella fatidica data 21/12/2012, proprio per fare vedere che l’umanità era più forte di certe profezie. Poi non ci siamo comunque riusciti a rispettare tale data ma l’idea di dedicare questo lavoro ai supereroi di ogni giorno, ovvero tutte le persone che affrontano la vita a testa alta, è rimasta viva. La dedica a tutti coloro che lottano ogni giorno, all’interno del disco è esplicita.
H.A.: sarete in tour questa estate per presentare il disco?
B.B.: assolutamente sì. Partiamo da Lecce, quindi da casa nostra e poi andremo in tutta Italia. Andremo anche in parecchi festival come lo Sherwood a Padova e avremo parecchie date dappertutto. Seguite le nostre pagine ufficiali di Facebook e Twitter in modo da tenervi aggiornati perché avremo un’estate molto movimentata.
H.A.: state già lavorando a qualche pezzo?
B.B.: noi abbiamo sempre un bagaglio di pezzi che sono magari rimasti fuori dal disco che però sono pronti a uscire. Per cose nuove però dovrete aspettare almeno fino a dicembre perché adesso ci concentriamo sulla promozione del disco. Avremo infatti nuovi singoli e gireremo nuovi video.
H.A.: featuring con i giamaicani ne avete in programma?
B.B.: sì e no perché comunque abbiamo anche parecchi italiani sulla lista con cui ci piacerebbe collaborare. Io sono un grande fan di Gentleman che anche se non è giamaicano ma è tedesco fa un reggae ad altissimi livelli quindi ti farei il suo nome in primo luogo. Tra i giamaicani ci piacerebbe collaborare con Romain Virgo e poi naturalmente con quell’italiano che da un po’ di tempo risiede in Giamaica e di cui non faccio il nome (ride) (Alborosie ndr). Poi naturalmente c’è Matisyahu ma fare un pezzo con lui è un sogno vero e proprio.