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Speciale Fly Girls: la quasintervista a mc Nill

09-01-2013 Marta Blumi Tripodi

Speciale Fly Girls: la quasintervista a mc Nill

Continua il nostro viaggio nel mondo dell’hip hop al femminile. Mc Nill, ventitreenne perugina trapiantata a Bologna, si sta facendo conoscere sul territorio italiano soprattutto tramite i contest di freestyle (il Tecniche Perfette su tutti), ma ha già all’attivo un EP e un nuovo progetto in lavorazione, Run For Cover, con la socia Marti Stone. Malgrado la giovane età, la ragazza si distingue per un talento spiccato e per le idee molto chiare: il suo è un messaggio è d’impatto, forte e diretto, rivolto a persone e situazioni che esulano dalla semplice scena hip hop. Basti pensare che nel suo ultimo video partecipa anche Sara Gorgoglione, la ragazza picchiata dalle forze dell’ordine durante una manifestazione che era già comparsa sulla copertina dell’album degli A Toys Orchestra. Last but not least, è finora il primo e pressoché unico esempio in Italia di rapper (ambosessi) apertamente omosessuale e militante nel movimento per i diritti gay (il che, visti i pregiudizi che spesso inquinano il nostro piccolo mondo musicale e che in passato hanno impedito ad altri colleghi di fare coming out, è senz’altro indizio di un certo coraggio e di una grande onestà intellettuale). Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lei per capire da dove viene e, soprattutto, dove è diretta.

Cenni biografici: quanti anni hai, dove vivi…

Ho 23 anni, vivo a Bologna da quattro ma sono nata e cresciuta nella provincia di Perugia.

Che lavoro fai nella vita, rap a parte?

Ultimamente il mio lavoro è cercare lavoro, nel frattempo dedico gran parte della mia vita alla musica e ogni tanto mi ricordo di quei pochi esami che mi separano dalla laurea. (ride)

Quando hai cominciato a fare rap e come sei arrivata fino a qui?

Ho scritto il primo testo nel 2002, da quel momento ho iniziato a cercare persone con cui condividere la mia passione. Nel 2005 andavo spesso a Foligno e sono entrata nella Foligno Freestyle Crew, di cui ho bellissimi ricordi. Ho fatto parte di un gruppo chiamato Kill Beat, ma nel 2007 ho staccato per problemi familiari. Nel 2009 ho ripreso, nel 2010 Extralad mi ha prodotto l’EP Rap Da Block, ma non avevo ancora la giusta consapevolezza. Mi sono resa conto di ciò, ho iniziato a vivere ogni giorno l’Hip Hop, a girare l’Italia. Nel 2011 ho conosciuto di persona Marti Stone e siamo entrate poco dopo entrambe nella LoveDie Family. Ora punto a migliorarmi ogni giorno, grazie ai consigli delle persone conosciute nel tempo e di alcuni che per me sono dei veri e propri “miti”.

Oltre al rap, ti occupi/ti sei occupata di qualche altra disciplina dell’hip hop?

Facevo parte di una crew di danza Hip Hop insieme a molti altri ragazzi, ma poi ho capito che era il loro sogno, non il mio. Ho comunque una grande fissa per il mondo delle “danze urbane”, se posso andare ad un contest non ci penso sopra e parto. Mi affascina il writing e ogni tanto provo a fare qualcosa, ma lascio le bombolette (e compagnia) a chi sa usarle meglio di me.

Quando ti sei accorta che la gente cominciava ad apprezzarti e che l’hip hop poteva diventare qualcosa più che un hobby, per te?

Quando ho iniziato a frequentare le jam e le battles. Ho smesso di essere l’mc migliore della mia cameretta e mi sono rimboccata le maniche, ricevendo props e consigli che mi hanno spinto e mi spingono a dare sempre il meglio. Una volta approfondita la conoscenza della Cultura Hip Hop e inteso quanto mi stava dando ho capito che non potevo starne senza, ma allo stesso tempo che dovevo ripagarla per quello che mi stava dando e continua a darmi: l’mcing è il canale che uso per farlo. L’Hip Hop mi fa stare bene e scatena qualcosa in me, io voglio far stare bene e scatenare qualcosa negli altri con l’Hip Hop.

Finora quanta musica hai pubblicato e diffuso?

Qualche canzone nel periodo adolescenziale. L’EP Rap Da Block uscito nel 2010. Poi ho capito cosa volevo essere e cosa non volevo essere, ho imparato a capire le mie esigenze musicali e nel frattempo ho fatto qualche collaborazione. Nel 2011 ho conosciuto Marti Stone e nel 2012 è uscito Il Mio Fottuto Rap degli StonedMonkeys, con un mio feat. Ora sto collaborando con Marti Stone per il progetto Run For Cover: il 7 gennaio è uscito il singolo Quante Cazzate (Ci Dicono). Inoltre lavoro ad un progetto solista e continuo a collaborare con altri artisti, tra cui il beatmaker Apoc (che è colui che ha smesso i panni di Spitty Cash qualche mese fa, come raccontavamo qui, ndr).

Che influenza ha sulla tua musica l’area geografica da cui provieni?

Vengo da un paesino vicino ad Assisi: sicuramente crescere lì per me che sono sempre stata una persona “controcorrente” è stata una sfida, ma è una terra che nei suoi pregi e nei suoi difetti mi ha dato tanto. Spesso quando ne sento la mancanza mi metto a scrivere.

Qual è il tuo rapporto con il freestyle?

Da adolescente stavamo sempre in giro a fare freestyle, ma era solo divertimento. Poi, crescendo, ho partecipato al mio primo Tecniche Perfette e sono rimasta folgorata dall’atmosfera che c’era, così non ho più smesso. E’ divertente, ti fa conoscere tanta gente, ti porta a girare e fare nottata da sola o in compagnia in città magari lontanissime. Per quanto spesso sia una sfida contro qualcuno, io lo vedo principalmente come un’eterna sfida con me stessa e le mie capacità. Sali sul palco e devi dare il meglio: vincere e/o perdere sono cose che contano relativamente, prima di tutto io devo essere felice di ciò che ho dato. Mi ha fatto condividere il palco con dei mostri sacri del freestyle, mi ha regalato gioie e lezioni importanti, grazie alle battles ho girato l’Italia ed ho avuto l’opportunità fare del mio meglio. Nella sfida a punchline o nel freestyle a cazzeggio ho di volta in volta appreso qualcosa, inoltre mi ha permesso di conoscere Mastafive, che con i suoi consigli mi ha aiutata molto a crescere come mc. Ogni volta che torno da una battle sono felice; anche se magari non ho dormito e ho viaggiato moltissimi chilometri, arrivo a casa mi stendo e penso “L’Hip Hop è una figata, punto”.

Secondo te, perché in Italia (e più in generale nel mondo) la percentuale ragazzi/ragazze nel rap è così sfavorevole?

Non so. L’mcing è stato visto, soprattutto in passato, come una disciplina piena di uomini con poco spazio per le donne. Forse gli addetti ai lavori non hanno mai mostrato molto interesse per il rap al femminile, non saprei. So solo che di donne che lo fanno bene ce ne sono e ne vedo tante che iniziano a cimentarsi nella scrittura e/o nel freestyle. Perdonami ma, pur essendo una donna, mi soffermo poco su questi “grandi enigmi” e cerco di spingere le donne che lo fanno o quelle che vorrebbero iniziare. La prima cosa è esserci ed essere attive, senza farsi troppe paranoie (come molte donne si fanno) sul fatto che nel rap rappresentano una minoranza. Scrivere, fare, produrre e spingere. Prima o poi, si spera, qualcuno aprirà un po’ più la porta permettendo alle “female mc” di acquisire la giusta visibilità, in modo da convincere sempre più donne a dire “Ehi, sai che c’è? Voglio fare rap e mi ci metto di brutto”.

C’è un pregiudizio piuttosto diffuso nei confronti delle donne nell’hip hop. Lo hai mai subìto sulla tua pelle?

Gli uomini sono poco abituati a vedere una donna sul palco che dimostra le proprie capacità, le battutine un po’ maschiliste ci sono. Secondo me però non è un punto a cui dare troppo peso. Fanno un commento maschilista prima di un tuo live? Sali sul palco e dimostra cosa sai fare. Ti fanno una rima sessista durante una battle? Rispondi a tono. Io la prendo così, do poca importanza ad eventuali pregiudizi, anche perchè solo guardandomi la gente a volte se ne crea mille e se stessi sempre a pensarci su smetterei sotto il peso della paranoia. Ma ci sono anche uomini che ascoltano le rime di una ragazza prima di giudicarne l’aspetto o di dire “ha un bel culo”, e questo mi da un po’ di speranza (ride). Altri nel loro essere carini, però, tirano fuori spesso una frase che ritengo peggio di un insulto: “Sei brava per essere una donna”. Affermazioni del genere ti mettono già su un gradino inferiore e ti classificano in un gruppo a parte: capisco che lo dicono in buona fede, ma io voglio essere giudicata come Mc e non come una “donna che fa rap”.
Pregiudizi o no, che tu sia uomo o donna bisogna devi salire sul palco e mostrare ciò che sai fare, punto.

Per molti maschi, ragazze vs hip hop è come donne vs motori, un’accoppiata decisamente poco azzeccata. Dicci un motivo per cui secondo te hanno assolutamente torto e un motivo per cui secondo te potrebbero avere un po’ di ragione.

Hanno torto perchè di ragazze che spaccano ce ne sono ed è palese: in Italia le donne che fanno rap stanno aumentando e tra queste a mio parere c’è anche chi mangia in testa agli uomini. Se invece prendiamo in considerazione quelle donne che, non avendo abbastanza fotta e/o talento, puntano solo ad essere sempre belle e fashion e catalizzano l’attenzione partendo dall’aspetto fisico, beh, allora i maschi hanno un po’ di ragione. Io stessa non apprezzo chi da più importanza a come si appare piuttosto che a come si scrive. Mi auguro che chi sceglie di dare il 70% all’apparenza e il 30% a metrica, flow etc un giorno capisca che ciò che fa è un insulto per quelle donne che vanno avanti a colpi di skills, andando oltre gli stereotipi della donna sempre cool. E se proprio si vuol essere cool, è bene ricordarsi che prima dovrebbero venire le skills e dopo la voglia di apparire a tutti i costi.

A livello internazionale, dicci i nomi di 5 mc donna che secondo te mangiano in testa agli mc uomini.

Keny Arkana, Mc Lyte, Bahamadia, Eternia e Dynasty, che spero cacci fuori più roba perché già spacca ma può fare di più.
Qual è la tua mc italiana preferita e perché?

Marti Stone. Ha flow, attitudine, regge il palco e ne manda a casa parecchi. Per me è un’amica, ma è soprattutto un’mc che spacca.

Il pezzo (altrui) che avresti voluto scrivere.

Lord Bean – Street Opera, ma anche tanti altri.

Il musicista che avresti voluto essere.

La mia indole di sassofonista urla “Coltrane!”, ma rispondo Miles Davis, geniale. Avrei sempre voluto approfondire lo studio della tromba.

Ultimo disco acquistato?

Sto acquistando ora online Suicidio Fallito di Lord Madness.

Ultimo concerto a cui hai assistito?

Tasto dolentissimo: vorrei poterti dire che sono stata l’8 dicembre al Tpo, ma non posso (hai riaperto una ferita profondissima!). Una serata meravigliosa è stata la presentazione di Giusto nel tempo di tape di Brain all’XM24. Ma in realtà ho visto anche molti showcase al Tecniche Perfette i giorni seguenti.

Definisci la tua musica in cinque parole.

Consapevolezza – Sarcasmo – Sincerità – Conoscenza – Fotta

Una cosa che il tuo ultimo singolo ha e che nessun altro pezzo avrà mai.

Lo sbattimento, l’Amore e la fotta di due ragazze che vivono l’Hip Hop e fanno musica per loro e per gli altri, non dando spazio ai preconcetti.

La storia del pezzo.

Quante Cazzate (Ci Dicono) fa parte del progetto Run For Cover che sto portando avanti assieme a Marti Stone. E’ nato durante una mia trasferta in Abruzzo, a casa di Marti, mentre ascoltavamo la produzione che DaCo ci ha affidato. Parla delle cazzate che ci vengono raccontate ogni giorno, dell’essere umano schiavo del denaro, di quanto la classe politica sia indifferente ai problemi reali dei cittadini, dell’abuso di potere, di come stiamo gettando via la stessa terra che ci ha dato e ci da tanto e della poca importanza data all’istruzione. Ci siamo fermate, ci siamo chieste “Quante cazzate ci dicono?” e le parole sono arrivate. La produzione non è il classico boom-bap, ma a noi piace variare e questo nel nostro lavoro si noterà. Scritto e registrato nell’arco di due giorni, nella fotta pura, nella presa bene. Sono molto contenta del risultato finale, io e Marti Stone siamo molto differenti ma sappiamo unire i nostri stili per creare qualcosa di solo nostro.

Recensisci il tuo ultimo singolo. Il maggior pregio:

Non scade nel solito “sono una donna e spacco”, va oltre e parla di cose reali. In quel pezzo non ci siamo solo io e Marti Stone, ci sono i pensieri e le paure di molte più persone. Poi la fotta fa tutto il resto.

Recensisci il tuo ultimo singolo. Il maggior difetto:

Forse qualcuno potrebbe puntare il dito e dire “ma queste cose le sappiamo, è banale”. Ma credo che la paura di essere banali sia una brutta bestia che può mettere nell’oscurità i problemi reali. Kiave in una sua intervista parla di “banalità usata come arma”, io non posso che concordare con lui.

Pubblicizzalo. Uno slogan ad effetto per invitare la gente ad ascoltarlo:

Quante cazzate ci dicono? Te lo dice Run For Cover. Mc Nill e Marti Stone nel posto, daje. Per fortuna non faccio la pubblicitaria! (ride)

Tu sei la prima rapper italiana apertamente lesbica, nonché la prima della scena (tra maschi e femmine) ad essersi dichiarata omosessuale. Hai mai pensato che, in un ambiente chiuso e pieno di pregiudizi come quello dell’hip hop italiano, potesse essere un problema per la tua carriera?

No, una volta superate le paturnie (durate poco, tra l’altro) di una qualsiasi persona che si mette a confronto con la propria sessualità, tutto è stato molto naturale. Mi pongo per quella che sono e non mi sono mai posta il problema del nasconderlo, anche perchè se c’è della gente che non mi ascolta a causa del mio orientamento allora forse non sono io ad avere problemi (ride). Tutti gli artisti che conosco lo sanno e chi all’inizio non lo sa magari lo scopre dopo poco, ma comunque non ho avuto mai problemi a relazionarmi nell’ambiente Hip Hop. La battutina su Youtube o su Fb da parte di uno sconosciutoc’è sempre, ma ormai a 23 anni so che ci sono cose più importanti da fare e non perdo tempo con chi si dimostra ignorante, è un problema suo. Della serie: devi ascoltare quello che faccio e darmi un parere e/o una critica, il mio orientamento sessuale e ciò che faccio a letto non deve per forza interessarti. Sono qui per fare musica, se vuoi sentire cosa so fare ok. Se invece vuoi solo fare battutine, mi sa che hai scambiato questa Cultura per Novella 2000.

Sempre in questo senso, il tuo è anche un rap molto militante rispetto ai diritti dei gay. Visto che l’unione musica rap/militanza omosessuale è un argomento totalmente sconosciuto agli ascoltatori, ci racconti qualcosa di più?

Il fatto che io sia molto legata a delle realtà LGBT come quella del Cassero di Bologna naturalmente incide sulla mia esistenza personale. Tuttavia credo che se fossi stata etero avrei comunque parlato di determinate cose, quindi quando scrivo o parlo di determinate cose mi pongo innanzitutto come Essere Umano. L’attivismo LGBT è portato avanti da gay, lesbiche, transgender, bisex e anche eterossesuali che non capiscono come si possa negare ad un Essere Umano il diritto di amarne un’altro e di permettergli di avere un riconoscimento come l’unione in matrimonio (o vari surrogati, dei quali alcuni ottimi e alcuni pessimi) che possano permettere alle coppie LGBT di accedere a quei diritti che vengono concessi alle coppie eterosessuali. Io sono fiera di lottare per queste cose, non voglio vedere un mondo diviso per orientamento sessuale, voglio vedere un mondo unito formato da Esseri Umani che hanno uguale possibilità di Amare.

Esistono altri artisti, italiani o internazionali, coinvolti in questo tipo di messaggio?

Kiave, Ghemon e altri artisti si sono esposti contro l’omofobia: questo mi ha fatto e mi fa molto piacere. Marti Stone è un’altra grande a cui non è mai importato niente di esporsi: lei, proprio come me porta alla gente quello che è, e lo fa senza paura di essere giudicata. Questo fa di lei, oltre ad una grande mc, anche una grande persona.

Faccio l’avvocato del diavolo: non hai mai paura che questa tua fiera militanza rischi di bollarti come una rapper donna e lesbica, trasformandoti in una sorta di “specie protetta”?

Assolutamente no. Non voglio scrivere cose della serie “Sono una povera donna lesbica, odio il mondo e tutti mi trattano male”, non è da me. Io voglio scrivere di quello che ho attorno e di tante altre cose e a livello di testi soffermarmi sull’argomento militanza sarebbe un limite. C’è un sottogenere dell’Hip Hop che si chiama Homo-Hop, ma lo trovo ghettizzante e non mi sento di farne parte, trovo sia un tentativo di emancipazione mal riuscito che scade nell’auto-esclusione e nell’autoghettizzazione. Le persone si chiudono in gabbia spesso per loro volere, io non voglio. Io faccio parte della Cultura Hip Hop come mc, prendendo e cercando di dare il meglio. Vivo in una città con tante etnie, tanti modi di pensare, tante culture, persone etero e persone LGBT. Voglio prendere il meglio da tutto ciò e crescere attraverso ciò. Auto-ghettirzarmi non fa per me, voglio potermi confrontare con tutti, sempre e con la voglia di dare sempre di più.

Un auspicio per il futuro. Come ti vedi tra due anni?

In una sfida continua con me stessa, nell’eterno tentativo di portare sempre musica migliore per me e per le altre persone.
Progetti futuri: a cosa stai lavorando?

Il 2013 sarà molto produttivo, non mi sto fermando un secondo. Con Marti Stone stiamo ultimando il progetto Run For Cover, un disco studiato e messo in piedi completamente assieme, con alcuni dei beatmaker che più stimiamo. Sono molto contenta di lavorare con Marti Stone in quanto è successo in modo totalmente naturale: teniamo molto a tutto quello che costruiamo, niente è lasciato al caso. Inoltre sto lavorando ad un progetto solista: credo di avere la giusta consapevolezza per farlo ora, ho sentito che era il momento di fare qualcosa di mio e farlo uscire come voglio. Ultimo progetto nato da poco è quello con Apoc, un talento e un amico. Sono felice di ritrovarmi a lavorare con lui, ci siamo conosciuti di persona ad una Jam ed è partita questa avventura. Ne vedremo delle belle. Insomma, c’è parecchio da fare!