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Dargen D'Amico: l'intervista collettiva

04-10-2010 Marta Blumi Tripodi

Dargen D'Amico: l'intervista collettiva

Contavamo su una massiccia mobilitazione popolare per l’intervista collettiva a Dargen D’Amico, e avevamo ragione. Nel giro di pochi giorni abbiamo ricevuto oltre 100 domande: vi ringrazieremmo tutti uno per uno, ma siete decisamente in troppi. Tra tre giorni esatti, l’8 ottobre, la seconda attesissima parte del progetto D’ sarà finalmente disponibile: mentre aspettiamo di commentarla insieme, questo è l’articolo che voi stessi avete contribuito a realizzare.

(NB, nota per coloro che hanno partecipato all’impresa: alcune domande sono state semplificate per la lettura o, ancora più spesso, accorpate ad altre simili, ecco perché spesso portano la firma di due persone diverse. Inoltre, abbiamo indicato quasi sempre il nick delle board e, dove non esisteva, il nome proprio e il luogo di provenienza)

LE VOSTRE DOMANDE:

Riguardo alle Sacre Scuole: ormai siete grandi, è passato molto tempo, vi siete “sfiorati” partecipando agli stessi progetti (vedi Cazzi Miei)… ‘Sta Sacre Scuole reunion la vogliamo fare? Inoltre: dopo Salvation Army parte 1 e 3, avremo mai l’onore di sentire Salvation Army parte 2? Riccardo e Mitshel One Love

Dargen: Salvation Army 2 è andata persa, e se ci fosse, se fosse veramente qualcosa di importante, di unico e di grande, andrebbe comunque annunciata in altro modo, con altra pompa, e lo stesso dovrebbe valere per la riunione delle Sacre. Una domanda di apertura come questa sottolinea quanta fantasia attraversi la scena, sfata l’infondata credenza che l’hip hop italiano soffra di tutte le malattie della terza età senza essersi goduto i benefici della seconda.

Cosa pensi della venerazione e della divinizzazione dei tuoi dischi e della tua persona, soprattutto su questo forum? Ti lusinga o la consideri eccessiva e/o immeritata? E come ti spieghi un apprezzamento di pubblico così vasto dato che ai tempi di Musica senza musicisti venivi accusato di “non fare le rime” e “non saper rappare”? Virusvis e Basnicchi

D: Sarò migliorato col tempo. Alcuni complimenti che possono sembrare spropositati sono frasi fatte, nella realtà non ho riscontrato nulla di eccessivo, ed essendo uno molto riservato lo noterei subito. Oggi i ragazzi se apprezzano un paio di scarpe dicono “geniali ‘ste scarpe, geniale ‘sto bus che va da capolinea a capolinea”.

Secondo te come si può impostare al meglio il lavoro per un disco? Come conciliare la raccolta di idee, la lavorazione delle strumentali, la stesura dei testi e via discorrendo? Giuseppe da Treviso

D: Al meglio non lo so ancora, sto facendo i miei esperimenti, sto cercando una via che mi permetta di buttare il meno possibile, perché l’ispirazione non torna ed è legata a cose molto piccole. Non ho regole, però in linea di massima ho sempre prima chiara un’idea di quello che vorrei dire, poi seleziono tra le strumentali a mia disposizione e quindi mi do alla scrittura specifica. Non è una regola, è una comodità. I brani metricamente più semplici posso scriverli senza tappeto musicale, senza scompormi, so quante sillabe devono esserci, la velocità dei bpm, so più o meno dove è necessario prendere fiato, so che le chiusure dei versi devono rimare e poi posso adattarli in un secondo momento alla musica che mi pare più adatta. Sono solo poesiuole, ma è necessaria l’esperienza sulla carta, nel vero senso della parola.

Perchè hai smesso di fare musica per ben sei anni? Quali sono le ragioni di questo stop? E perché quando sei tornato hai rivoluzionato completamente il tuo stile? Andrea (Cuneo) e altri

D: In realtà sono stati quattro anni, che però quando hai 20 anni valgono come sei e forse più quindi hai ragione tu. Le ragioni sono state principalmente biologiche, mi sono trovato nell‘ultima fase dello sviluppo adolescenziale - chi sono e cosa faccio non mi piacciono. Ci vuole del tempo per assimilare i propri cambiamenti, non è un mistero, le maturazioni personali influenzano l’arte.

Come mai il tema principale di D’ (parte prima) è l’amore, a differenza degli album precedenti? Nel periodo dell’EP hai avuto qualche esperienza amorosa particolare? Farkas (e altri)

D: Lo è anche di D’ (parte seconda), l’Amore con la A. Non saprei perché.

Segui la scena italiana? Pensi ci sia qualche giovane meritevole? Non trovi che ci sia una carenza di “personalità” da parte dei nuovi rapper, che troppo spesso sembrano cloni di altri rapper? Disco Stu (e altri)

D: Non seguo abbastanza, quindi non saprei.

Tutti sanno che hai una capacità metrica superiore alla media, e nei pezzi a volte parli della tua “gioventù artistica” quando passavi tempo a sviluppare metriche, flow, tecniche. Ora che le jam sono sempre meno e sono spesso studiate per dimostrare qualcosa piuttosto che per confrontarsi e migliorare, che consiglio daresti ad un mc che voglia studiare esercitarsi e crescere come capacità tecnica? Jacopo

D: Cantare intere strofe ripetendo la stessa parola fino a perderne il senso è un buon allenamento per la metrica. Un altro buon allenamento potrebbe essere provare a scrivere una canzone senza dire parolacce, banalità e senza usare la prima persona.

Nei tuoi testi è spesso e volentieri presente la figura di Dio. Che pensieri hai al riguardo? Davide (Cagliari)

D: La figura di Dio non è nei miei testi. E’ ovunque.

Come mai hai deciso di presentare D’ in due parti e solo in formato digitale? E sopratutto, per il tuo prossimo lavoro cosa ti inventerai, a livello di formato? Michael Converso e Andrea (Napoli)

D: Non invento nulla, né dividere in due né uscire su iTunes, non sono novità. In futuro, abbiamo in mente di uscire con i quotidiani in edicola, sempre che i fan di vecchia data siano d’accordo, perché è quello il pubblico più difficile, disponibile per la venerazione di cui si parlava sopra, ma solo se accontentato in tutto. È una venerazione telematica, e potenziale, nel senso che poi non si realizza quando è il caso.

Secondo te, in media res, è meglio una gallina oggi o un uovo domani? Emanuele

D: Usa la logica, Emanuele, direi entrambi, mi pare improbabile nutrirmi una volta sola ogni due giorni.