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Cal-Ice (Cal + Ice One): l’intervista

21-01-2019 Marta Blumi Tripodi

Cal-Ice (Cal + Ice One): l’intervista

Nella sua carriera, Ice One ha lanciato e aiutato a crescere decine di artisti emergenti: l’ultima della lista è la giovanissima Cal, che per una ragione o per l’altra si differenzia molto dai suoi ex “allievi”. Non tanto per il fatto che è una ragazza – Ice è noto per lavorare spesso con female mc, da Malaisa a Rei – ma piuttosto perché è un’artista poliedrica, che varca i confini dell’hip hop in senso stretto: suona, canta, fa slam poetry, è anche un’illustratrice e pittrice. E l’unione tra i due ha dato vita a una nuova formazione, Cal-Ice, che ha da poco sfornato un intero album, Iniezione Musicale, dalle atmosfere vagamente retrò ma decisamente hip hop. Un album più necessario che mai, nella percezione dei suoi creatori: “ Questo è un momento molto particolare per l’hip hop” racconta Ice al telefono, poco prima del soundcheck di una delle loro tante date in giro per l’Italia. “Gli artisti tendono a spingere più su ciò che ci divide che su ciò che ci unisce. Gli album di un tempo ti facevano entrare nel tunnel, ma poi ti ci facevano anche uscire, non era una negatività fine a se stessa: ed è proprio questo che cerchiamo di fare noi”. (Continua dopo la foto)

Blumi: Come vi siete conosciuti?

Ice One: Ero a Firenze per una tappa del tour di Latte & Sangue; finito il concerto siamo andati al banchetto del merchandising, dove c’era Cal, che aveva appena comprato il nostro vinile e ci chiedeva di firmarglielo. Abbiamo cominciato a chiacchierare ed è venuto fuori che anche lei faceva musica: io, che sono sempre molto curioso di sentire nuovi rapper emergenti, le ho chiesto di farmi sentire qualcosa, con l’idea di lasciarle la mia mail perché poi mi mandasse un demo. Inaspettatamente, però, lei si è messa a cantare uno standard jazz. È stata talmente brava che le ho promesso che, quando avesse deciso di uscire con un album, l’avrei aiutata a produrlo.

B: Ed è andata così?

I: Non proprio, perché lei stava già lavorando con altri produttori nella sua zona, Bologna, e non volevo intromettermi. Diciamo che per un paio di anni siamo rimasti in contatto: ogni tanto mi mandava qualche provino e le davo dei consigli, più che altro perché non si trovasse a fare i classici errori da artista alle prime armi. Pian piano, però, è nata l’idea di fare un disco insieme, e così arriviamo ad Iniezione musicale.

B: Cal, ti aspettavi che da quattro chiacchiere al banchetto nascesse un album vero e proprio?

Cal: Assolutamente no! È stato un piccolo shock per me, anche se assolutamente positivo. Quella volta mi sono messa a cantare perché non avevo ancora registrato nulla da potergli fare sentire: scrivevo musica già da un po’, ma ancora non riuscivo a dare una forma definita ai miei pezzi. Pian piano, però, anche incoraggiata da lui ho iniziato a incidere le prime cose e a fare qualche live. E quando un bel giorno mi ha mandato un beat (quello di Inizia così, l’ultimo brano della tracklist) e io ho provato a scriverci sopra, il risultato gli è piaciuto e ha voluto collaborare per un album intero: così eccoci qui.

B: Dal canto jazz al rap/slam poetry è un bel salto, però: cosa ti ha fatto cambiare direzione?

C: In questo disco ho messo un po’ tutte le mie sperimentazioni. Magari la componente cantata è un po’ meno presente, ma è perché ho cercato di tirare fuori soprattutto il mio lato più concettuale. Il rap mi ha dato la possibilità di esprimere quello che volevo nei testi, di sentirli più miei.

B: Qual è la cosa che avete apprezzato di più l’uno dell’altro?

I: Di lei mi è piaciuta molto la spontaneità e la mancanza di sovrastrutture, che ha creato un dialogo molto diretto tra di noi. Soprattutto sui testi, perché lei scrive in una maniera molto particolare. Lo fa di getto: prima vengono i contenuti, poi le metriche, dopo arriva il beat e alla fine c’è una specie di lavoro di rigenerazione in cui rimettiamo insieme il pezzo in una forma canzone. Oltretutto, essendo lei anche una disegnatrice, ogni brano di solito è corredato da un disegno che lo accompagna, e questo mi ha aiutato parecchio, perché anche io dipingo e avere un supporto visuale spesso mi è utile.

C: Per me è stato davvero tutto perfetto: Ice One ha fatto la storia dell’hip hop, e ho scoperto che oltretutto è una bellissima persona. C’è sempre stata molta comunicazione tra di noi, anche a livello di sperimentazione musicale: non si è mai tirato indietro nell’usare campioni jazz o elettronici, ad esempio, creando una produzione variegata e originalissima, anche se legata al suo classico sound.

B: Perché avete voluto sancire la vostra collaborazione con la creazione di un progetto ad hoc, Cal-Ice, anziché presentarvi semplicemente come Cal e Ice One?

I: Ci è venuto abbastanza naturale: per quest’album abbiamo collaborato su tutti i fronti, dal confezionamento dei beat ai testi passando per le grafiche, quindi aveva senso creare un nome apposta. Ci ha stimolato anche il fatto che la combinazione dei nostri nomi formava una parola reale, e che non c’era nessun altro in ambito hip hop che l’aveva mai usata. (Continua dopo il video)

B: Il vostro album ricorda un po’ certi progetti a cavallo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, come quelli dei Digable Planets o di Grand Puba. Non avete temuto che, con un sound del genere, potesse suonare datato o fuori contesto?

I: No, perché l’hip hop è sempre stato ciclico e in questo momento c’è un recupero delle sonorità di inizio anni ’90, anche se non precisamente di queste: guarda ad esempio le uscite di etichette come Griselda. Credo che la trap abbia fatto il suo tempo, nel senso che è nata come sottogenere del rap e ora ha preso una strada totalmente a sé, e si è anche un po’ esaurita, a livello di inventiva, un po’ come avevano fatto la dubstep o la drum’n’bass. E in attesa di qualcosa di nuovo, molta gente guarda al passato e ai classici.

B: Tra l’altro si tratta di un passato in cui Cal non era praticamente ancora nata, giusto?

C: Esatto: io sono classe 1995, Ice è classe 1966. Tra noi ci sono quasi trent’anni di differenza!

I: Dopo un po’ diventa inevitabile: io ho iniziato presto e ho sempre continuato a lavorare nella scena hip hop, ma dall’altra parte c’è stato un grande ricambio di persone e pian piano il divario di età si allarga. Figurati che al momento sto lavorando con un mc di Ostia che di anni ne ha 17… (ridono tutti, ndr)

B: Che programmi avete per il prossimo futuro?

I: Stiamo già lavorando al prossimo singolo, Calliope, che ha un testo che riguarda l’universo femminile. Non perché vogliamo aderire a un movimento o a una causa, ma perché lo sentiamo davvero come un’esigenza. Anzi, approfitto per dirlo a tutti coloro che mi chiedono di firmare il manifesto contro il sessismo nell’hip hop: è da decine di anni che tutta la mia attività è un manifesto contro il sessismo nell’hip hop, non devo firmare niente, i fatti parlano da soli! Meno marketing, più atti concreti. E poi stiamo già preparando un nuovo album.

C: C’è anche l’idea di realizzare un vinile di Iniezione musicale: non sappiamo ancora se si tratterà della versione già edita dell’album o se ci sarà un’aggiunta strumentale, magari di sax o di violino, visto che io suono entrambi gli strumenti