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B.O.E.M.: l’intervista

27-08-2018 Haile Anbessa

B.O.E.M.: l’intervista

La band di recente formazione B.O.E.M. ha presentato il suo debutto discografico omonimo, una visione rinnovata dei canoni della roots reggae music attraverso dieci brani originali che esaltano il racconto di storie ed esperienze. Noi li abbiamo intervistati.

Haile Anbessa: cosa significa l’acronimo del vostro nome?
B.O.E.M.: il significato è brother of eleventh mountain, ma più che altro ci piaceva l’acronimo in sé, ci ricorda la parola bohemiennes.

H.A.: quando avete iniziato a suonare assieme?
B.: da pochissimo. Ci siamo incontrati a cavallo tra il 2015 e il 2016 per provare ed incidere l’album, il tutto in sei giorni. Visto il feeling che si è creato in quei giorni è stato spontaneo sentirsi già una band.

H.A.: prima suonavate reggae o eravate coinvolti in progetti differenti?
B.: veniamo tutti dal reggae, è una passione che ci accompagna da a quando abbiamo imbracciato per la prima volta uno strumento.

H.A.: il vostro approccio è molto fresco e nuovo rispetto al roots. Come lo definireste?
B.: l’obiettivo iniziale era quello di ritrovare un sound caldo, alla Marley, in realtà quando si registra si fatica a sapere dove si va a finire il risultato è ciò che spontaneamente è venuto fuori suonando insieme in studio. A parte le etichette ci interessava che la musica, parole. il canto e il “blues” fossero la parte principale.

H.A.: tematiche dell’album?
B.: di tutto quello che conosciamo! Amore, natura, politica, relazioni, amicizia,è un approccio più cantautorale. Crediamo che parlare di ciò che non si conosce come Rastafari o tematiche a noi lontane non sia credibile e nei testi, poi, lo si percepisce.

H.A.: quali sono i vostri modelli musicali?
B.:sono davvero i più disparati, principalmente i grandi del roots: Marley, Tosh, Culture, ma anche i grandi del rock come Dylan, Led Zeppelin, Santana, fino ai più recenti Ben Harper, Manu Chao, Paolo Nutini, in pratica tutto ciò che deriva dal blues.

H.A.: il disco è stato mixato in vari studi prestigiosi tra cui quello di Albo in Giamaica. Che cosa ha conferito questo processo internazionale all’album?
B.: sicuramente ne è scaturito un livello professionale molto alto e suoni di grandissima classe. Questo ha dato all’album una sonorità che ascoltandolo non sembra di una band italiana, a nostro parere. Per questo siamo molto soddisfatti.

H.A.: vi piacerebbe realizzare qualche featuring con qualcuno in particolare?
B.: sarebbe una cosa incredibile farlo con Roger Waters dei Pink Floyd, abbiamo già un brano perfetto su cui la sua voce e il suo basso sarebbero perfetti. Ovviamente non abbiamo idea di come questo si possa realizzare, ma sognare è lecito…

H.A.: progetti futuri?
B.: abbiamo già pronti i primi brani del secondo album e la voglia di inciderli è tanta, ancora di più è la voglia di portare sui palchi dal vivo questo primo album.