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Era Serenase: l’intervista

27-11-2017 Marta Blumi Tripodi

Era Serenase: l’intervista

Avvertenza: Crystal Ball di Era Serenase (la band un tempo nota come Sfera e Serenase) è un album apprezzabile solo da esseri umani dotati di gusti musicali trasversali, curiosità, autoironia e grande senso del ritmo: se non appartenete a una o più di queste categorie, rinunciate immediatamente. Se invece avete messo la spunta su qualcuna delle caselline di cui sopra, benvenuti in un mondo fantastico fatto di colori sgargianti, eventi ineluttabili spiegati agli under 10 o a famosi divulgatori scientifici, parole che si dicono ma forse non si dicono più, anni ’80 e tanto altro. I suoi creatori sono il rapper EraSfera (precedentemente conosciuto come Sfera, di recente ha dovuto cambiare aka per motivi di omonimia) e la cantante/beatmaker Serenase; entrambi genovesi, entrambi nati negli anni ’80, si conoscono da sempre, essendo cugini, ma è solo da qualche anno che hanno cominciato a fare musica insieme. Se seguite Hotmc da un po’ avevate già sentito parlare di loro in qualità di finalisti di Genova x Voi 2015, ed è da allora che li tenevamo d’occhio per voi. In occasione dell’uscita del loro primo album ufficiale, li abbiamo raggiunti via Skype a Genova per farci raccontare qualcosa in più. (Continua dopo la foto)

Blumi: Come e quando avete deciso di fare musica insieme?

Serenase: Abbiamo sempre amato giocare e scherzare insieme, in tutti i campi, tant’è che abbiamo un archivio infinito di video di noi due che cantiamo canzoncine idiote, a tutte le età e in tutte le situazioni possibili. Lui, oltretutto, è come se vivesse dentro a un musical…

EraSfera: ….Con un’unica spettatrice, che è lei. E sua sorella, forse.

S: Esatto. Per lui non esiste una distinzione tra vita e musica. Io, invece, ci ho messo un bel po’ ad accorgermi che volevo mettermici. Ho sempre cantato, in famiglia: alle elementari cantavo Etta James mentre mio padre suonava la tromba, e qui colgo l’occasione per fare la figa (ride), ma un po’ mi vergognavo a farlo sul palco. E poi un bel giorno ho scaricato Logic e ho provato a fare un beat, così, per gioco. Quello stesso pomeriggio abbiamo scritto le strofe, registrato la canzone e l’indomani abbiamo girato il video: si tratta di Minipony, che è anche nell’album. L’abbiamo caricata su Facebook ed è piaciuta, perché era molto leggera e ironica. Da lì abbiamo deciso di continuare.

B: EraSfera, tu facevi già rap da tempo, ma con un’attitudine molto più seria. Perché questa svolta in technicolor?

E: Quando ho iniziato a rappare ero ragazzino, e come tutti cercavo di darmi un tono, di non essere troppo autoironico per non perdere credibilità. Ma io non sono mai stato una persona troppo seria: se la mia musica usciva così era un po’ perché ero influenzato da quello che ascoltavo, e un po’ perché le persone con cui facevo musica tendevano a prendere naturalmente il timone dei nostri progetti. Quello con Sere è forse il lavoro più personale che abbia mai fatto: sta finalmente venendo fuori quello che sono davvero.

B: Il disco a tratti è addirittura surreale, vedi canzoni come La morte spiegata ai bambini o L’amore spiegato a Alberto Angela. Da dove sono uscite?

E: C’è anche molto cinismo, oltre che divertimento; ma non è demenzialità. Per noi un messaggio c’è sempre, solo che non vogliamo calarlo dall’alto come se fossimo chissà chi. In generale non ci piace l’idea di insegnare agli altri come si vive e cosa si deve pensare.

S: Ci interessa analizzare la realtà nei suoi paradossi, far capire che ciò che riteniamo normale nella nostra quotidianità, potrebbe benissimo essere semplicemente un punto di vista. Il filo conduttore dell’album, in effetti, è proprio questo: ribaltare le convenzioni. Solo che a volte le ribaltiamo talmente tanto che alla fine non sappiamo più neanche noi cosa dire. E in effetti Letargo, che racconta del fatto che parlare non ha più senso (“Nella vita più parlo più mi rendo conto che non serve più farlo”), è nata proprio così.

B: Restando in tema di Letargo e in particolare del suo video, avete un’immagine molto particolare, colorata e surreale proprio come le vostre canzoni. È estremamente pop, somiglia più a quello di Katy Perry che a quello di Nas, per intenderci…

E: Siccome abbiamo iniziato a fare i nostri video in maniera molto artigianale, all’inizio abbiamo chiesto una mano a una nostra amica truccatrice, Ilaria Solari, che ha studiato all’accademia di belle arti con me. Ci siamo confrontati con lei per capire cosa saremmo riusciti a rappresentare con pochi, semplici mezzi, e da lì è nata l’idea di questo trasformismo.

S: In generale, però, ci è sempre piaciuto un sacco travestirci e trasformarci: il nostro immaginario è sempre stato sopra le righe.

B: Come sopra le righe è la copertina del disco.

S: Esatto: c’è un tizio nudo, che molti dicono assomigli ad Alberto Angela (ma noi non confermiamo né smentiamo), con un organo sessuale femminile.

E: Abbiamo chiesto ad Alessandro Ripane, un illustratore di Genova, di disegnarci alcune cose per grafiche, copertine e poster: quella che ora vedete in copertina doveva essere proprio un poster, ma ci è piaciuta talmente tanto che abbiamo voluto usarla così. Ovviamente non è la copertina che compare sulla versione digitale, ma solo su quella fisica, perché altrimenti i distributori ce l’avrebbero bocciata. (Continua dopo la foto)

B: Cambiando argomento, invece: cos’è la 3a Sopra Gang?

S: Beh, dovresti saperlo, è tutto merito tuo! (ridiamo tutti: in effetti il nucleo originale della crew è nato perché i suoi membri erano stati reclutati da Hotmc per la finale di Genova x Voi, ndr)

E: Durante i giorni di Genova x Voi ci siamo trovati benissimo con Dutch Nazari e Willie Peyote: è nato un vero legame d’amicizia, che si è sviluppato anche dopo e si è esteso anche ai loro soci. Attualmente i membri della gang siamo noi due, Willie, Dutch, Sick et Simpliciter, il poeta Burbank e il beatmaker Wairaki.

S: Il nome è nato perché a Genova, mentre gli altri provavano le loro canzoni, ci divertivamo ad armonizzarle dal pubblico facendo la terza sopra.

E: È ironicamente ispirato un po’ ai ragazzi della 3a C, e un po’ alla Zona Quattro Gang di Rkomi, di cui siamo grandi fan.

S: Oltre ad essere ormai grandi amici, noi della 3a Sopra collaboriamo spesso insieme. Gli altri venivano spesso a trovarci a Genova, quando ancora abitavamo in campagna: casa nostra era un po’ un quartier generale. In molte nostre canzoni c’è il loro contributo, e viceversa. Ad esempio in Piccoli Drogati Crescono, con Willie, la melodia ci è stata suggerita da Dutch.

B: A proposito di campagna: a un certo punto avete fatto la scelta super radicale di mollare le vostre vite in città e di trasferirvi insieme sulle colline sopra Genova, per vivere di agricoltura e di musica…

S: All’inizio mi sono trasferita io da sola, per un annetto; non mi occupavo di musica ma di video, e qui a Genova non c’era tanta richiesta. Ho pensato “Beh, tanto io non voglio un lavoro fisso; mi trasferisco in montagna e inizio a coltivare un orto, così mangio le mie verdure e intanto continuo a fare uno-due video al mese per le spese fisse”. Dopo un po’ mi ha raggiunto anche lui: abbiamo preso le galline e le caprette, abbiamo iniziato a fare gli apicoltori… E abbiamo costruito un home studio.

E: Io stavo cercando casa, e dovevamo iniziare a lavorare al disco: trasferirmi a vivere lì mi è sembrata la soluzione ideale. Per me è sempre stata una cosa in divenire, mentre Sere a un certo punto era veramente convinta che sarebbe riuscita ad essere totalmente autosufficiente, con questo sistema! Diciamo che col tempo le aspettative si sono ridimensionate… (ride)

S: Più che altro sono cambiate: quando i video e la musica hanno cominciato a prendere piede ho capito che avrei dovuto scegliere tra la nostra mini-fattoria e il lavoro, perché se hai l’orto e le bestie non puoi permetterti di prendere e partire in tour, chiaramente.

E: In un certo senso è stato un po’ logorante: eravamo totalmente isolati, i ritmi erano scanditi dalle esigenze degli animali e mangiavamo riso in bianco e verdure per risparmiare! (ride)

S: Un sacco di gente dice che vorrebbe emigrare in campagna per vivere una vita più semplice, ma spesso non ci si rende conto di quello che comporta: la campagna non è solo fiorellini e scoiattoli, ma anche insetti giganti e sbattimenti pazzeschi! (ride)

E: Morale della favola, Sere è tornata a vivere in centro a Genova, mentre io sono rimasto sui monti. Mi sono trasferito in una casa lì vicino e continuo a badare alle api, mentre galline e caprette le abbiamo regalate a degli amici che hanno promesso che non le avrebbero mangiate.

B: Per concludere tornando alla musica, come si struttureranno i vostri live?

S: Fino a fine gennaio apriremo i concerti di Dutch Nazari, cosa che ci fa un piacere immenso. In questo caso saremo solo in due, ma stiamo anche preparando un set con un batterista e con un bassista, oltre ai beat.

E: Per ora, per farci conoscere anche al di fuori di Genova, cerchiamo di contenerci; ma si spera che tra qualche mese riusciremo a fare tutto quello che vogliamo!