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Sisyphos: l’intervista

28-04-2014 Haile Anbessa

Sisyphos: l’intervista

Abbiamo avuto modo di intervistare la reggae band altoatesina Sisyphos, alla vigilia del lancio del loro disco Travel Wide. Avendo impressionato molto positivamente al Rototom Reggae Contest si preparano a conquistare l’Italia e l’Europa con il loro suono legato alle radici. Vediamo che cosa hanno raccontato ai nostri microfoni.

Haile Anbessa: come vi siete appassionati al reggae?

Sisyphos: la nostra passione per il Reggae nasce in maniera molto spontanea. Quando abbiamo formato il gruppo suonavamo cover di svariati generi, tra cui anche il Reggae appunto, e piano piano ci siamo avvicinati sempre di più alla musica in levare fino a concentrarci esclusivamente su di essa. Sono nate così le prime canzoni scritte da noi, e piano piano si andava eliminando le cover fino ad avere un programma interamente creato da noi. Del Reggae ci ha colpito fin da subito la positività e i forti messaggi contenuti nelle liriche come anche il “groove” contenuto in esso. È una musica che viene dal cuore, vera, sincera che lascia spazio per esprimere ciò che veramente si sente dentro e dalla quale non siamo più riusciti a staccarci.

H.A.: quando si è formata la band?

S.: la band si è formata nel 2003. Da 4 membri iniziali, col passare del tempo siamo arrivati agli attuali 8. Inizialmente questo nostro progetto era puro e semplice divertimento, suonavamo nei bar per qualche birra gratis, ma la crescente passione ci ha portati a cercare di più, a investire sempre più tempo e energia nella musica puntando a maggiore professionalità.

H.A.: l’Alto Adige non è proprio il primo luogo che viene in mente pensando a una reggae band. È stato difficile emergere in una regione così “fredda” in tutti i sensi?

S.: sicuramente non è stato facile farci prendere sul serio agli inizi. Il Reggae viene sempre legato a determinati stereotipi, e a volte non viene preso tanto in considerazione come altri generi magari più legati a un “popolo di montagna”. Poi al tempo c’erano ben pochi gruppi attivi in questo ambito per ciò il tutto era in una fase molto “under ground”. Ma non ci siamo mai scoraggiati e abbiamo cercato di fare in modo che al Reggae venisse dato il proprio spazio.

H.A.: cosa conservate della vostra tradizione nella vostra musica?

S.: sicuramente manteniamo la nostra identità linguistica e culturale. Essendo una regione bilingue abbiamo avuto la fortuna di essere un misto di due culture molto diverse tra loro, e crediamo che questo doni una determinata apertura mentale che poi sfocia nei molteplici influssi che si possono ritrovare nella nostra musica.

H.A.: due parole sulla scena nella vostra zona…

S.: la scena Reggae è cresciuta moltissimo negli ultimi anni, sia a livello di gruppi e sia per quanto riguarda il numero di concerti e festival. Il pubblico si sta appassionando sempre di più e gli organizzatori si rendono conto che questa cosa funziona.
Ovviamente non ci possiamo prendere il merito di tutto questo, ma ci piace pensare di aver contribuito nel nostro piccolo alla crescita del Reggae in Alto Adige.

H.A.: quali sono i vostri modelli di riferimento, musicalmente parlando?

S.: i nostri modelli di riferimento sono moltissimi. Noi tutti non ascoltiamo solo Reggae ma ascoltiamo tutta la musica che secondo noi ha “groove” e che secondo noi è innovativa. Poi ognuno porta la propria esperienza musicale in locale prove, e attraverso il contributo del singolo si crea una fusione su una base in levare.
Se però dovessimo parlare di un riferimento “Reggae”, una delle scene che ci affascina maggiormente è quella neozelandese. Gruppi come i Fat Freddy’s Drop, Salmonella Dub e i Black Seeds sono per noi interessantissimi perché hanno un qualcosa di molto innovativo nel loro sound e questo a noi piace molto.
H.A.: parlatemi della vostra esperienza di successo al Rototom Reggae Contest? Come vi siete sentiti ad essere arrivati così in alto?

S.: tutta la fase di preparazione al Contest ci ha fatto crescere molto musicalmente e ci ha uniti più che mai. È stata un’esperienza importante che ci ha fatto crescere molto. Ma al di là del successo del contest, il tour che ne è scaturito è stata una grandissima opportunità. Abbiamo percorso l’Italia da cima a fondo, avendo la possibilità di conoscere meglio in nostro paese e confrontarci con realtà e pubblici diversi.

H.A.: parlatemi della vostra ultima produzione discografica…

S.: pensiamo che il nostro nuovo album rappresenti una certa maturità musicale. Ovviamente non si smette mai di crescere e di imparare, ma a parte questo la nostra nuova produzione concretizza in un certo senso il nostro stile. Avendo poi dalla nostra un produttore come Paolo Baldini si ha una marcia in più per quanto riguarda il colore e il suono delle canzoni. Inoltre abbiamo avuto l’onore di avere delle collaborazioni con Andrew I, Mellow Mood e Zion Train perciò possiamo dire che è un disco tutto da scoprire.

H.A.: progetti futuri a medio e lungo termine?

S.: siamo già impegnati nella composizione di nuovi pezzi e appena avranno raggiunto la propria maturità cominceremo una nuova produzione. Vogliamo continuare a crescere e suonare il più possibile per raggiungere col nostro sound un pubblico sempre più grande. A breve faremo un tour in Inghilterra e durante l’estate copriremo Austria, Germania e ovviamente la nostra cara Italia.