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Speciale flygirls: la quasintervista a Rei

06-02-2014 Marta Blumi Tripodi

Speciale flygirls: la quasintervista a Rei

In un periodo in cui (complice anche il Capitan Futuro Contest 4 the Ladies di Esa, di cui vi parleremo più approfonditamente in seguito) c’è molto fermento attorno all’argomento “ragazze che rappano”, torniamo con una nuova puntata del nostro consueto Speciale Flygirls. Stavolta la protagonista è Rei, mc romana affiliata alla Red Lights Ent, il cui ultimo singolo Meglio che lo sai è prodotto da niente meno che Iceone. Abbiamo sottoposto Rei al nostro consueto fuoco di fila di domande, e questo è quello che ne è venuto fuori. Enjoy!
Cenni biografici: quanti anni hai, dove vivi…
Rei: … Dicevi? Mi avvolgo del diritto di non rispondere, ad una signorina non si chiede l’età! O, come dico nel mio ultimo singolo, “L’hip hop mi rende immortale”. Sono di Roma, faccio rap più meno dal 2001 e lo seguo dal 1994: posso dire di aver visto e vissuto ogni momento positivo e negativo di questi ultimi anni.

Che lavoro fai nella vita, rap a parte?
R: Dopo aver lavorato per anni nel campo della musica ora faccio una cosa che non c’entra nulla, lavoro per Apple Care. “Assistenza tecnica Apple, buongiorno sono Cecilia…”

Quando hai cominciato a fare rap e come sei arrivata fino a qui?

R: Ho cominciato nel 2001/2002 con un’altra ragazza che ha smesso da tanto: si chiamava Izanami e insieme avevamo fatto un gruppo, le Video Girlz Ai, supportato e sostenuto da quello che è uno dei fondatori della mia crew attuale, la Red Lights Ent, nella quale sono entrata subito dopo lo scioglimento delle Video Girlz Ai. Probabilmente se non fosse per lui oggi non sarei qui: il mio primo cd di rap italiano me l’ha fatto sentire lui e da li è nato un amore per questa cultura. I primi pomeriggi al Flaminio, le prime conoscenze… E’ stato tutto un evolversi fino ad arrivare qui oggi.
Non mi ritengo arrivata da nessuna parte ma continuo a fare rap, “quello che mi fa stare bene”.

Oltre al rap, ti occupi/ti sei occupata di qualche altra disciplina dell’hip hop?

R: Avrei voluto, ma ho sempre avuto un debole per la scrittura. Devo dire la cosa che mi incuriosiva di più è il djing: colleziono vinili, su scala ridotta, ma non mi ritengo all’altezza. Mi rifaccio nel mio piccolo con la radio: non è una disciplina dell’hip hop ma mi aiuta a diffonderlo, mi stimola per essere sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, e di proporlo e condividerlo durante le trasmissioni. Ho un mio programma su Supreme Radio, Dalla Cucina, e collaboro con Troppo Avanti, programma radio di Radio Città Futura condotto da Piotta.

Quando ti sei accorta che la gente cominciava ad apprezzarti e che l’hip hop poteva diventare qualcosa più che un hobby, per te?

R: Non è facile rispondere a questa domanda, perché alla fine sono cose concatenate. Ho avuto la fortuna di suonare parecchio fin dall’inizio: ho girato l’Italia e quello è uno stimolo più forte di qualsiasi altro, ti fa sentire apprezzata e condividere esperienze, conoscere mc e dj di tutta Italia e capire che questa cultura ti può dare molto. Poi c’è da dire una cosa: anche se non ci campo con l’hip hop, non potrò mai chiamarlo hobby, perché è il mio modo di essere e di vivere. Il rap è il mezzo, quello con cui arrivi alle persone, almeno nella visione romantica che mi piace avere.

Finora quanta musica hai pubblicato e diffuso?

R: Ho fatto un EP diversi anni fa con le Video Girlz Ai, dopodiché (forse anche perché ho sempre fatto un milione di cose) ho partecipato ad innumerevoli mixtape e collaborato in dischi altrui, ma quando tutto è diventato “digitale” le cose sono cambiate. Prima non facevi uscire singoli e video con la velocità con cui escono adesso: oltretutto sono sempre stata ipercritica nei miei confronti, quindi non me la sentivo di fare qualcosa di “ufficiale”. Ma alla fine è arrivato il momento anche per me: sono fuori con due singoli su YouTube, stiamo per uscire con un EP con tutta la Red Lights e subito dopo spero di partorire il mio tanto amato diRei.

Che influenza ha sulla tua musica l’area geografica da cui provieni?

R: Beh, sicuramente ne ha avuta: sono cresciuta a pane, Colle Der Fomento e Cor Veleno. Trovo che i rapper romani in generale siano molto sottovalutati e che forse la mentalità di noi romani non è proprio quella da mercato discografico, ma queste sono mie considerazioni. Sicuramente, però, uno dei punti deboli della scena romana è il fatto che non sia troppo unita ma che si tendano a sottovalutare tante realtà valide. Detto questo, sono comunque felice di essere cresciuta artisticamente qui e non altrove.

Qual è il tuo rapporto con il freestyle?

R: Rapporto … da doccia? Mentirei se dicessi che non lo faccio mai (per lo più sotto la doccia, appunto), ma i contest e le gare non fanno per me, lo ritengo solo un buon allenamento per quando scrivo.

Secondo te, perché in Italia (e più in generale nel mondo) la percentuale ragazzi/ragazze nel rap è così sfavorevole?

R: Perchè dall’inizio è stata una scena per lo più di uomini e non sempre ben predisposti nei confronti delle ragazze che fanno rap. Le ragazze che cominciano in media o sono molto motivate o in pochi anni smettono. Sono sicura comunque che ora, momento storico in cui il rap va di “moda”, si sentirà di meno questo squilibrio. Poi ho anche una mia idea sul fatto che più avremo female mcs che spaccano e più si alzerà il livello e più anche le donne saranno in vista, per le loro qualità artistiche e non per altri cliché su cui evito di soffermarmi.

C’è un pregiudizio piuttosto diffuso nei confronti delle donne nell’hip hop. Lo hai mai subìto sulla tua pelle?

R: Certo, mille volte, ma non importa: il momento in cui ti abbatti per queste cose è il momento che smetti. Come diceva mio nonno, “tirar dritto e pedalare”, il resto non conta, Chiaramente supporto il rap al femminile ma non facciamo un genere a parte: qualche volta mi sembra il ghetto nel ghetto, il sottogenere, ma non è cosi! “Non sei male per essere una donna”, ho perso il conto delle volte che ho sentito questa affermazione.

A livello internazionale, dicci i nomi di 5 mc donna che secondo te mangiano in testa agli mc uomini.

R: Keny Arkana, Missy Elliot, Lauryn Hill, M.I.A., MC Lyte.

Qual è la tua mc italiana preferita e perché?

R: Non ne ho una preferita, metto sul podio insieme Loop Loona e Lady B, ma subito dopo la giovane Marty Stone, Nill, Phedra… Come vedi potrei continuare per molto, ci sono parecchie ragazze che stimo nell’ambiente, ma Loop Loona e Lady B vincono perché hanno scritto almeno un pezzo che sarebbe piaciuto scrivere a me, in cui mi sono rivista appieno.

Il pezzo (altrui) che avresti voluto scrivere.

R: Sembra fatto apposta e dovrei risponderti con un pezzo di una ragazza, invece no. Aspettando il sole di Neffa. Scontata, forse! E poi Cor Veleno, il pezzo che sta su Bomboclat, un po’ meno scontata!

Il musicista che avresti voluto essere.

Domandona! Avevo cominciato a prendere lezioni di chitarra elettrica al liceo, mi ci vedrei alla grande a strimpellare, ma se parliamo di persone fisiche, il grande Bob. Ma ci ha già pensato Snoop.

Ultimo disco acquistato?

R: Acquisto in digitale: mi viene un po’ di nausea mentre lo dico perché ho tantissimi cd e mi piace collezionarli… Comunque l’ultimo è quello di Eminem, il prossimo quello degli Step Brothers.

Ultimo concerto a cui hai assistito?

R: Qui a Roma, Termanology. Ha spaccato tutto. Qualche giorno prima avevo fatto la follia ed ero scappata a Bologna per il Rap Mayhem Festival.

Definisci la tua musica in cinque parole.

R: Real hip hop is over here, ho esagerato? Rap, reale, semplice, diretta, red lights.

Una cosa che il tuo ultimo singolo ha e che nessun altro pezzo avrà mai.

R: Bellissima questa domanda! Il ritornello credo sia diverso, ma in generale ogni pezzo è unico, quindi nessun altro può avere lo stesso impatto sulle persone.

La storia del pezzo.

R: E’ un po’ un pezzo di presentazione per me, con riferimenti alla mia vita, amicizie, amori, al rap. Esce sicuramente il mio lato nerd e il mio amore per gli anni ’80: doveva essere un pezzo per la rivalsa delle donne, della serie “Meglio che lo sai” che possiamo essere tutto e fare tutto, il che in effetti poi è stata l’idea del video. Una mia amica che fa l’insegnante di pole dance si è presentata per fare la protagonista e il video, come il pezzo, racconta che alla fine con la fatica ed il sudore si possono ottenere anche grandi risultati.

Recensisci il tuo ultimo singolo. Il maggior difetto:

Difficile questa. Vediamo… Se proprio gli devo trovare un difetto ci sono molte citazioni che forse non sono per tutti, quindi arriva in maniera meno diretta.

Pubblicizzalo. Uno slogan ad effetto per invitare la gente ad ascoltarlo:

Non sono brava a vendermi, mai stata. La curiosità è quello che spinge la gente ad ascoltare, e per sapere di cosa stiamo parlando l’unico modo è ascoltarlo, quindi aprite YouTube–>Rei – Meglio che lo sai.

L’ultimo tuo brano è prodotto da un vero e proprio mito, Iceone. Come è nata questa collaborazione e che effetto ti ha fatto rappare su un suo beat?

R: Che dire, per me è stato un vero onore. Era una specie di sogno nel cassetto: un giorno arriverà da te Iceone e ti dirà se vuoi rappare su un suo beat. In sostanza mi fece complimenti per il mio precedente singolo Disilluso e da lì cominciammo a parlare. Mi ha dato questo beat che per me è bellissimo, sono onorata di poter collaborare con uno come lui che ha fatto la storia del rap a Roma e che oltre ad essere un grande artista è anche una gran persona.

In passato hai fatto anche l’ufficio stampa per lungo tempo. Che effetto ti fa essere dall’altra parte della barricata, adesso?

R: In realtà dall’altra parte della barricata ci sono sempre stata, perché ho cominciato a fare rap prima di fare l’ufficio stampa. A quei tempi come press office nel nostro ambiente c’era poco e niente e la ritenevo una cosa giusta da fare per far girare le cose in modo migliore. Poi mi sono esasperata: sai bene che lavorare a stretto contatto con gli artisti spesso non è facile, soprattutto quando si sentono artisti con la A maiuscola, quindi ho deciso fosse molto più saggio dedicare il tempo in cui facevo l’ufficio stampa totalmente a me stessa e alla mia musica.