Alla vigilia dell’uscita del loro ottimo ultimo album Munchies abbiamo incontrato i Makako Jump per una breve intervista.
Haile Anbessa: parlatemi delle origini: come vi siete conosciuti?
Makako Jump: il nucleo originale si è formato nel 2002: Fulvio (batteria) Fede (basso) e Luca (chitarra). Eravamo già amici da tempo e ci si trovava in sala prove facendo improvvisazioni di tutti i tipi, per studio collettivo e divertimento.
Poi, da un giorno all’altro, abbiamo deciso di fare una data e abbiamo cercato un cantante e un tastierista per completare la formazione, così sono arrivati LorE e Igor…da un concerto in un anonimo baretto-baracca su un canale navigabile della zona industriale di Muggia (TS) è nato tutto!
H.A.: come mai il nome Makako Jump?
M.J.: di per sé non ha nessun significato particolare, nasce dalla traduzione maccheronica di un detto triestino (strucca botton e salta makako), ma è incredibile come poi sia diventato il vero simbolo dell’attitudine dei membri de gruppo: “Born to be Makako!”
H.A.: spaziate da un genere all’altro con molta abilità e la vostra parola d’ordine è “sperimentazione”: da cosa traete ispirazione quindi?
M.J.: i background musicali dei componenti sono tra i più vari e disparati.
Inizialmente (i primi anni) una delle band che ci ha maggiormente influenzato è stata ELIO & LE STORIE TESE, dove la sperimentazione e la commistione di generi diversi viene prima di tutto.
Credo che questa attitudine e quello spirito iniziale siano sempre rimasti presenti in noi, a prescindere dal genere musicale che poi, negli anni, abbiamo adottato come espressione delle nostre idee fino ad arrivare ad oggi: il reggae.
H.A.: la sortita di LorE che conseguenze ha avuto?
M.J.: è stato un duro colpo per tutti noi. E’ stata una figura portante della prima era “Makako” con i primi due album (MI QUESO ES TU QUESO, 2006 – LASCIATE LA MANCIA AL PORTAPIZZE, 2008).
Dopo il tour estivo del 2008, proprio mentre ci stavamo per accingere a girare il video di “Precario”, ha deciso di lasciare il progetto. Questo però non ci ha buttato giù e ci ha spronato a sperimentare nuove forme musicali e collaborare con nuove personalità (come quelle di adesso).
H.A.: abbiamo tanti esempi di italiani che hanno avuto fortuna all’estero, uno su tutti Alborosie. Cosa pensate del panorama musicale italiano oggi?
M.J.: l’Italia ha molti talenti, ci sono moltissime realtà interessanti, così tante che per forza di cose è sempre più difficile riuscire a dare forza alla propria voce.
Un po’ è una mancanza di cultura dell’underground come musica di qualità (cosa che avveniva per esempio negli anni ’80 e ‘90), un po’ invece è lo strapotere della musica (e i suoi organi di diffusione) “che conta” che tende a schiacciare senza se e senza ma tutto quello che non viene concepito dalle sue mani. Insomma, per fare una citazione “..distruggeranno tutto quello che amiamo di più della musica e diventerà solo l’industria del più figo”.
H.A.: avete prodotto 2 EP in maniera indipendente BIGLIE SPAZIALI (2010) e LIVE IN RADIO KOPER (2011). Parlatemi di queste esperienze…
M.J.: è stato un lavoro importante e molto creativo per noi. “Biglie Spaziali” è proprio il risultato dei primi “esperimenti sonori” creati nei nostri studios (cioè la sala prove costruita da noi), che ha permesso di rafforzare la collaborazione con Tadiman e provare nuove strade con il talentuoso freestyler Dj Tubet. “Live in Radio Koper” è stata l’occasione per lanciare il primo singolo con Dejah (Dr.D), “What About System?!” con il primo frutto di questa nuova formazione, ospiti della famosa trasmissione “In Orbita” del triestino Ricky Russo (giornalista ora trapiantato a NYC).
H.A.: parlatemi dell’ultimo vostro lavoro “Munchies”…
M.J.: “Munchies” è la sintesi di tutti questi dieci anni di tour, concerti ed esperienze in studio, unite ai nuovi talenti vocali che ci accompagnano. E’ stato un album complesso da realizzare, i nostri tempi sono sempre molto stretti, ma ci siamo impegnati tantissimo per dare al disco un sound che riuscisse a ricreare quello che concepiamo come “musica”. Dobbiamo ringraziare il nostro sound engineer di fiducia Nicola Ardessi, che ha fatto un lavoro stupendo arricchendo con la sua sapienza ogni singolo brano del disco. Abbiamo sperimentato molto, soprattutto in studio.
H.A.: progetti futuri? Avete in programma un tour?
M.J.: i progetti futuri sono quelli di portare avanti questo progetto più a lungo possibile nel tempo e andare ovunque ci sia voglia di divertirsi e ballare.
Anche se non possiamo parlare di un tour come viene concepito per i grossi nomi, possiamo tranquillamente affermare che i Makako Jump sono perennemente in Tour e dove veniamo richiesti, se possiamo, noi ci saremo. Stiamo buttando giù le prime date italiane (Rovigo, Magenta, Milano, Torino, Genova, Venezia) ma ciò a cui puntiamo soprattutto è solidificare la “popolarità” all’estero dove abbiamo già numerose conferme nei balkani (22.06 a Spalato in un nuovo grossissimo reggae festival sulla spiaggia) e soprattutto a Lubiana, Maribor, Monaco, Klagenfurt, città molto vicine a Trieste ma appartenenti ad una realtà completamente diversa da ciò che viviamo quotidianamente!
H.A.: avrete l’onore di aprire il concerto di una band storica come quella degli UB40: cosa rappresenterà per voi quel momento?
M.J.: lo sapremo dire quando suoneremo prima degli UB40 il 22 giugno di quest’anno!
Sicuramente è un grande onore sapere di far parte e partecipare ad un grosso evento come il Croatia Reggae Festival di Spalato di cui parlavamo prima, anche se credo che gli UB40 non possano più venire, e dovremo correre a correggere il comunicato stampa ehehehehe…
H.A.: con quale artista vorreste collaborare? Il vostro sogno nel cassetto?
M.J.: a poterlo resuscitare, Peter Tosh.
A livello internazionale, Damian Marley.
A livello nazionale, Caparezza, Elio & Jovanotti, magari assieme 🙂
Ovviamente le nostre riddim sono aperte a tutti gli amici del reggae italiano che da anni ci supportano e ci aiutano da anni ! Bunna in primis che salutiamo calorosamente, neo papà come noi!!!