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Alborosie: l’intervista

25-03-2012 Haile Anbessa

Alborosie: l’intervista

Ho avuto modo di intervistare all’Alborosie all’indomani dei suoi successi più recenti come la vittoria ai Mobo Awards per la categoria Reggae o il recente remix di un inedito di Amy Winehouse. Albo però, nonostante la sua ormai consacrazione mondiale all’interno del mondo del reggae e della musica in generale da molti anni, è rimasto sempre lo stesso, gentile e soprattutto umile ancora oggi. Un artista che rimane con i piedi per terra e a cui si prospettano giorni di ulteriore grande successo. L’intervista è nata per caso durante una telefonata come tante che si è appunto trasformata nell’articolo che state per leggere e ha i toni informali di una chiacchierata proprio per la grande disponibilità e cordialità dell’artista…
Haile Anbessa: ciao Albo, come va? Cosa stai facendo adesso?

Alborosie: ciao! Come ben sai sono sempre in studio e sto producendo e selezionando un sacco di materiale che presto potrebbe concretizzarsi in un terzo album. Penso però che il tutto non uscirà prima del 2013.

H.A.: che tipo di materiale è? Come sarà l’album?

A.: penso che ti farà molto piacere perchè è tutto materiale molto roots e conscious, ricco di significato e spiritualità. È un disco che tornerà alle radici, alle origini proprio come piace a me a moltissimi altri in tutto il mondo.

H.A.: hai in cantiere qualche collaborazione con qualche altro artista anche a livello di produzioni?

A.: al momento sto producendo un pezzo per l’artsta Sandy Smith, una delle coriste che canta sul palco con me. Un pezzo molto bello e l’artista è dotata di grande talento. Con altri artisti al momento nulla…

H.A.: anche perchè hai collaborato praticamente con tutti in questi ultimi anni, sia come produttore che sul versante dei featuring…

A.: sì spesso anche a mia insaputa (ride). Agli inizi in Giamaica ho prestato la mia voce a molti produttori e ogni tanto mi ritrovo in pezzi che non sapevo di avere cantato! (ride). È capitato per esempio con Murderer di Busy Signal o come quando mi hanno chiamato chiedendomi quando avessi fatto un featuring con Wiz Khalifa, cantando il refrain della mia Still Blazing. Io li considero tutti attestati di stima e sono lusingato se altri artisti decidono di utilizzare le mie creazioni, citandomi.

H.A.: è un dato di fatto che stai raccogliando un successo dopo l’altro. Come stai vivendo questo momento?

A.: la soddisfazione per la vittoria dei Mobo Awards è stata immensa, soprattutto per la presenza di altri nomi prestigiosi nella mia categoria come Jr. Gong Marley e Nas. Io ho vinto con la mia musica che è roots reggae al 100% e questa è una soddisfazione ancora maggiore.

H.A.: come la vedi la scena reggae oggi?

A.: la situazione secondo me è un po’ desolante perchè quello che mancano sono soprattutto l’inventiva e le idee. A me la commistione tra generi troppo diversi e concettualmente molto distanti non piace molto. Io preferisco infatti sonorità sperimentali forti e autentiche piuttosto che suoni plasticosi, posticci e vuoti che servono solamente a distrarre le masse. Questo non significa che tutti debbano essere alfieri del roots conscious serio, duro e puro, perchè la musica, come gli esseri umani, è ricca di sfaccettature e io stesso ho cantato pezzi come Blue Movie Boo. L’importante però è farlo, ripeto, con autenticità.

H.A.: Babilonia sta quindi prendendo il sopravvento?

A.: il music business è Babylon per sua stessa definizione. Nel music business però, per quanto mi riguarda, cerco di salvaguardare sempre la music e molto meno il business. Raggiungere l’equilibrio tra i due elementi però è molto difficile. Questo perchè è giusto fare musica solamente per piacere al pubblico ma bisogna anche avere il coraggio di realizzare ciò che soddisfi e appaghi in primo luogo se stessi come artisti ma soprattutto come uomini, anche con il rischio di non essere capiti o apprezzati. Gli artisti secondo me hanno sempre una responsabilità morale nei confronti di chi li ascolta.

H.A.: c’è qualche artista che apprezzi particolarmente oggi?

A.: un’artista che apprezzo molto per la forte personalità e per il valore artistico è stata certamente Amy Winehouse. Per questo motivo sono stato molto contento quando mi è stato proposto di remixare un suo inedito in chiave rocksteady, ossia Halftime.

H.A.: come artista sei già nel firmamento nel reggae. A livello personale e spirituale è cambiato qualcosa?

A.: sono un uomo e continuo la mia ricerca umilmente, guardando in ogni direzione. La mia vita è certamente cambiata da quando non rincorro più affannosamente la musica, portandomi dietro frustrazioni e sconfitte. Prima la musica era la Mia vita nel senso più stressante e opprimente del termine. Mi struggevo alla ricerca del successo e ho perso anche amicizie per questo. Oggi è tutto cambiato. La Mia vita è musica. Respiro musica in maniera naturale.

H.A.: cosa fai nel tuo tempo libero?

A.: al di fuori dell’ambito musicale amo pescare, anche con discreti risultati come potrete vedere presto in un documentario di produzione tedesca (ride). Mi stavano filmando mentre ero intanto a pescare su uno scoglio. Stavo pregando il Padre di tirare su qualcosa per non fare una brutta figura quamdo improvvisamente ha abboccato una bestia di sette chili!

H.A.: cosa ti preoccupa di più nella vita di tutti i giorni?

A.: a parte qualche acciacco dovuto alla vecchiaia (ride), mi preoccupano molto le bollette della luce del mio studio qui in Giamaica che, a causa di tutte le strumentazioni d’epoca alla King Tubby, hanno raggiunto cifre altissime! Scherzi a parte la sofferenza nel mondo è parecchia e l’uomo non ha ancora imparato ad amare il suo prossimo come dovrebbe. Questo ciò che mi amareggia maggiormente. Ma confido sempre nell’Altissimo che veglia su tutti noi in continuazione.

H.A.: parlando dell’Onnipotente..quale pensi sia la tua missione in questa vita terrena?

A.: partendo dal presupposto che credo che la vita sia un ciclo e che ciò che di buono e di cattivo si compie ritorna sempre indietro amplificato, io credo che la mia missione sia diffondere con la mia musica un messaggio positivo da cui ognuno può trarre ciò che preferisce per stare meglio in questa vita. Ogni giorno che vivo mi rendo sempre più conto di quanto siamo piccoli di fronte alla potenza di Dio e di come realmente siamo tutti fratelli.