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Alborosie: l'intervista

23-11-2007 Haile Anbessa

Alborosie: l'intervista

Eccovi accontentati! Hotmc non vi delude mai e mantiene sempre le promesse! Sono riuscito finalmente ad incontrare di persona, dopo un sacco di vostre richieste nel forum, il fenomeno reggae del momento Alborosie, la mattina dopo la data di Milano. Colui che porta alto il nome della nostra Ital-ia nel mondo. Mi rammarico solo del fatto che la parola scritta non possa riprodurre a pieno il tono di certe risposte, a volte serio altre volte più ironico. Haile è pronto ad ogni chiarimento comunque. Commentate numerosi qui e sul forum! Bless

Haile Anbessa: ciao Alberto!

Alborosie: ciao Mario tutto a posto?

H.A.: tutto bene grazie! Sono molto contento di potere intervistare una huge reggae star in Italiano!

A.: (ride) ti ringrazio..

H.A.: prima domanda; quale è il significato del tuo nuovo soprannome?

A.: ma è semplicemente un nome..c’è una storia dietro ma non mi piace ricordarla perché comunque è un nome che veniva usato contro di me..una sorta di dispregiativo..non vado nel dettaglio..è un nome come un altro..

H.A.: e perché hai scelto di cambiare da Stena ad Alborosie?

A.: nuova vita..nuovo vestito..nuovo nome!

H.A.: come sta andando il tour italiano?

A.: molto bene. Come dicono i calciatori stiamo facendo bene, non abbiamo un allenatore ma ce la caviamo da soli (ride). Molta gente, la famiglia qui, vibrazioni ottime.

H.A.: da quanto tempo stai in Giamaica?

A.: vivo lì da otto anni

H.A.: come hai preso questa scelta radicale? Come è nata?

A.: ero scontento di quello che succedeva qui in Italia e avevo bisogno di scoprire qualcosa in più. Sono andato alla ricerca della radice del reggae per completare me stesso. Questa è stata la motivazione che mi ha spinto a muovermi in Giamaica.

H.A.: dove stai esattamente lì?

A.: beautiful Kingston town..in città!

H.A.: cosa ti manca di più dell’Italia?

A.: la mozzarella e la mamma. Devo dire che la mozzarella e la mamma a volte mi fanno venire i brividi quando sono lontano (ride).

H.A.: come stato lì il primo impatto?

A.: all’inizio naturalmente bisogna farsi accettare. C’è tutto un percorso. Adesso sono molto più che a mio agio ma all’inizio è stata dura. All’inizio siamo partiti da zero. Zero soldi, zero tutto. Adesso siamo a dieci, quindi una crescita, un risultato.

H.A.: cosa consiglieresti a chi sogna di compiere il tuo stesso passo?

A.: non fatelo! (ride). Là uno su cento ce la fa. Non è questione solo di talento. Io sono stato fortunato perché sono un musicista e so quello che voglio quindi sono riuscito a creare il mio suono e a fare bollire la mia pentola. Ma se devi dipendere da qualcun altro, se sei solo un cantante è meglio restare in Europa che in Giamaica. C’è troppa competizione, c’è troppa coda fuori dagli studi. Io sono arrivato con niente e ho costruito il mio studio pezzo per pezzo facendo le mie basi, non avendo bisogno di nessuno. Ho avuto una mentalità imprenditoriale. Ma ripeto che se devi dipendere dai giamaicani o dalla realtà locale..woo..non lo consiglio a nessuno.

H.A.: tu preferisci cantare o produrre?

A.: è una soddisfazione globale nel senso che quando i miei pezzi raggiungono un certo livello è una vittoria globale sia dell’artista che del produttore. Se il mio pezzo Kingston Town, ad esempio, fosse stato prodotto da un produttore diverso da me sarebbe stata la vittoria del produttore e poi mia. Qui invece parliamo della stessa persona.

H.A.: il fatto che sei stimato e rispettato in Giamaica è dato anche dalle tue innumerevoli collaborazioni con artisti dell’isola. Con chi hai trovato più affinità?

A.: ce ne sono tanti. Sono tutti amici cari. Uno in particolare è Kymani Marley. È un fratello per me. Siamo proprio legati. Penso Kymani sia il più vicino a me.

H.A.: e con chi vorresti collaborare in un futuro?

A.: Bob Marley, Peter Tosh, Dennis Brown. Tutti quelli che sono andati. Purtroppo non so fare sedute spiritiche! (ride).

H.A.: i tuoi modelli musicali chi sono?

A.: io sono un grande fan degli Abyssinians. Stiamo parlando degli albori proprio. Ma la musica in generale, se è buona ed intelligente, mi ispira. Anche la disco se è fatta bene, da musicista e da produttore io l’apprezzo. Sono amante dei bei suoni.

H.A.: parliamo del tuo atteso album…

A.: è andata un po’ per le lunghe lo so. Stiamo cercando di conservare il titolo originale Soul Pirate. Uscirà finalmente a Marzo. Abbiamo firmato con la Greensleeves. Ci stiamo sforzando perché tutto sia in ordine!

H.A.: qualche anticipazione sulla tracklist?

A.: ci sono un sacco di pezzi nuovi, inediti molto belli e molto arrangiati. Ci sono poi anche i pezzi più conosciuti come Kingston Town o Herbalist, i pezzi che hanno contribuito a costruire questo modesto successo. Ma ci sono anche i pezzi nuovi che non conosce nessuno che renderanno l’album ancora più appetibile.

H.A.: io apprezzo le tue tracce più spirituali, forse per una mia particolare sensibilità. Su tutte Rastafari Anthem. Volevo chiederti della tua fede. Cosa è cambiato stando in Giamaica?

A.: è molto più facile essere rasta qui in Italia che in Giamaica. In Italia hai la possibilità di leggere libri. In Giamaica la spiritualità è vissuta in maniera molto diversa. Io mi considero spirituale, non religioso perché la religione è politica. Io pratico spiritualismo. La Giamaica mi ha arricchito ma la vera spiritualità è qui. A Roma puoi avvicinarti al mondo etiope o prendere l’aereo e in un attimo sei giù in Etiopia. Siamo molto vicini. In Giamaica ci sono i profeti ma noi siamo i custodi ricordiamocelo.

H.A.: tu hai aderito alla dottrina Rastafari?

A.: sì, io ho la mia personale dottrina. Sono però arrabbiato dalle ultime cose uscite da questi sedicenti profeti. Per questo ho costruito una mia particolare dottrina. La mia via personale. La spiritualità è come il rapporto che hai con la tua donna. È personale. Nessuno può importi nulla. Il rapporto con Dio lo costruisci giorno per giorno a modo tuo. Se poi vuoi chiamarmi Rasta, chiamami pure così. Io mi chiamo uomo di Dio. Perché in questo momento attribuirmi dei titoli per me sarebbe un po’ scomodo, soprattutto perché non voglio essere associato con certe persone per determinati argomenti.

H.A.: cosa è necessario per il reggae italiano per affermarsi internazionalmente?

A.: smetterla di pensare italiano e provinciale. La musica è musica e non ha barriere. Ci sono limiti di conoscenza magari. Se uno vuole fare la propria cosa in siciliano è giusto così. Io ho preferito farlo così perché volevo parlare a bianchi e neri, gialli e verdi. Ma bisogna aprirsi ed essere disposti a lasciare e a rischiare. Io ho lasciato la mia famiglia, il mio ex gruppo, gli averi. Sono andato in Giamaica con soli 2000 dollari americani. Solo quello. Non avevo un posto dove stare. E ho iniziato così.

H.A.: parliamo del grande successo di Herbalist. Perché secondo te il video è stato censurato dalle autorità quando sull’isola si sente anche di peggio?

A.: dipende da chi canta certe cose. Ci sono cantanti che cantano cose simili ad Herbalist ma non vengono toccati. Io da omino piccolo arrivo con queste grandi parole e perciò è scomodo per un paese ammettere che le cose vanno proprio così come le canto io. Fa parte ancora del farsi accettare. Il video è stato bandito perché è la verità. E la verità è sempre scomoda. Anche in Italia no? La verità fa paura. Ognuno si costruisce la propria eredità.

H.A.: cosa ti è rimasto in eredità dall’esperienza coi Reggae National Tickets?

A.: senza i Tickets non sarei lì e non sarei qui ora con te. I Tickets sono la colonna portante. E senza colonna la casa crolla!

H.A.: ultima domanda. Cosa mi dici della collaborazione con Fabri Fibra?

A.: ti dico la verità. Non conosco Fabri Fibra personalmente. Conosco Fish. Sono amico di Fish. Si è collaborato per tanto tempo. Mi ha semplicemente chiesto di fare una cosa per questo suo artista rap. Io ho mandato un piccolo file che è stato usato come campione in un pezzo di Fibra. Non è una collaborazione vera e propria. Hanno semplicemente usato un campione, una frase all’interno di una sua canzone. Perciò non so dire molto a riguardo.

H.A.: ti ringrazio molto!

A.: ringrazio te per avermi dato la possibilità di esprimermi. Haile Anbessa ya know ya have the strenght of the lion so keep it just straight. Pupa Albo seh so. Bum!